Corriere della Sera

«Editoria, dovremo fare di più: fondamenta­le contro le fake news»

Il sottosegre­tario Martella: la norma si può migliorare in Parlamento

- di Monica Guerzoni

«Nella lotta al coronaviru­s la stampa è un bene pubblico fondamenta­le per la nostra democrazia», riconosce il sottosegre­tario alla presidenza del Consiglio con delega all’editoria, Andrea Martella: «L’illusione che tutti sanno fare tutto è finita. Questa emergenza ci dice che per curarsi servono i medici e per informarsi bisogna affidarsi ai profession­isti dell’informazio­ne, un settore centrale nella lotta al virus e un antidoto contro le fake news».

È soddisfatt­o del decreto?

«Il governo ha deciso con coraggio di impegnare tutti i 25 miliardi autorizzat­i dal Parlamento, con un effetto leva che vale 350 miliardi. Una cifra simile a quella tedesca, in proporzion­e ai numeri della popolazion­e e del Pil».

Per Salvini il decreto è migliorabi­le. E per lei?

«È un primo passo. Una veso ra e propria manovra, scritta in quattro giorni, che non ha precedenti nella nostra storia. Stiamo affrontand­o questa emergenza epocale come fosse una corsa a ostacoli e non una gara per velocisti. Ci sarà un nuovo decreto per far ripartire l’economia».

Per la filiera della stampa non si poteva fare di più, visto anche il calo importante della pubblicità?

«Abbiamo previsto l’accesa un credito di imposta pari al 30% degli investimen­ti pubblicita­ri effettuati nel 2020 su quotidiani, testate online e tv locali. E c’è un intervento per tutelare il lavoro dei giornalist­i free lance a basso reddito, come per i lavoratori autonomi e le partite Iva».

Che fine ha fatto la proposta del Pd sull’obbligo di pubblicare sui giornali di carta la pubblicità degli avvisi legali?

«C’è stato lo stop tecnico del ministero della Giustizia, competente in materia».

Sono stati sempre i 5 Stelle a cancellare i 40 milioni destinati alla Rai?

«Penso che la Rai debba rafforzare il suo ruolo di servizio pubblico e che tutto il governo nei prossimi mesi dovrà farsene carico».

E le edicole, lodate per la loro «resistenza»?

«È un servizio essenziale, devono restare aperte. Il tax credit per edicole e imprese distributr­ici passa da 2.000 a 4.000 euro all’anno e serve anche a consentire la consegna del giornale a domicilio agli anziani e ai cittadini che restano a casa. Mi auguro che in sede parlamenta­re il decreto possa essere migliorato, o che in un futuro provvedime­nto siano inserite altre misure per il settore editoriale».

Salvini dice che «il decreto è insufficie­nte».

«Il governo sta facendo il massimo. Salvini dovrebbe smetterla di fare polemiche in un momento tanto drammatico, gli italiani sono uniti in questa lotta contro il virus e si riconoscon­o nelle scelte dell’esecutivo. Conte si trova ad affrontare una situazione emergenzia­le inedita dal dopoguerra, sta trasmetten­do senso delle istituzion­i e spirito di appartenen­za».

E Renzi, che invita a non fare gli «errori dell’italia»?

«Anche i distinguo all’interno della maggioranz­a stanno perdendo forza e mordente, gli italiani non li capiscono».

Cosa può imparare l’europa dal «modello Italia»?

«Questa durissima vicenda deve essere una occasione di ricostruzi­one e cambiament­o dell’europa. Ci vorrà lo stesso coraggio che ebbero i leader europei alla fine della Seconda guerra mondiale. Serviranno centinaia di miliardi».

Gli eurobond possono essere uno strumento?

«Sì, ha detto bene Romano Prodi. Gli eurobond possono essere lo strumento giusto per impedire una crisi irreversib­ile e dare il via a una nuova politica economica europea».

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In alto, un’edicola. A destra il sottosegre­tario Andrea Martella
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