Corriere della Sera

Carceri, dieci contagiati tra i detenuti «Più domiciliar­i a chi sta per uscire»

La bozza del ministero per l’emergenza penitenzia­ri dopo i tredici morti e le evasioni di dieci giorni fa Maggiore ricorso ai braccialet­ti (ma scarseggia­no)

- Di Luigi Ferrarella lferrarell­a@corriere.it

Un nome, ce l’avevano pure loro. E anche una storia, benché 13 siano ancora negletti ormai a 10 giorni dalla loro morte nelle sommosse di «6.000 detenuti» in carceri sovraffoll­ate, avvenuta per cause «per lo più riconducib­ili» (così si è espresso il ministro della Giustizia in Parlamento) «all’abuso di sostanze sottratte alle infermerie». Non erano solo stranieri, a

Rieti è morto il 35enne Marco Boattini, ad Ascoli il 40enne Salvatore Cuono Piscitelli. Non erano tutti condannati, almeno 3 erano in attesa di giudizio. Slim Agrebi, 40 anni, che in una rissa a base alcolica il Capodanno 2003 aveva ucciso un connaziona­le, nel 2017 aveva iniziato a lavorare all’esterno e il titolare lo ricorda «correttiss­imo, aveva le chiavi dell’azienda». Un connaziona­le sarebbe tornato libero fra 2 settimane, fine pena di 2 anni, mentre il moldavo Artur Iuzu aveva il processo l’indomani. Di altri, solo i nomi: Hafedh Chouchane, 36enne tunisino come il 40enne Lofti Ben Masmia e il 52enne Ali Bakili, morti a Modena come il 37enne marocchino Erial Ahmadi. A Rieti il 41enne croato Ante Culic e il 28enne ecuadoregn­o Carlo Samir Perez Alvarez. A Bologna il 29enne tunisino Haitem Kedri, a Verona il connaziona­le 36enne Ghazi Hadidi, ad Alessandri­a il 34enne marocchino Abdellah Rouan.

Quando 10.000 detenuti nel 2018 scelsero la non violenza dello sciopero della fame per chiedere allo Stato di cessare di essere fuorilegge in cella, nessuno (tranne Papa Francesco) se li filò. Ora, dopo morti, evasi, e feriti tra gli agenti, quel sovraffoll­amento, che per il capo del Dap era «un falso problema», diventa — coi primi 10 contagi tra 61.100 detenuti in una capienza effettiva per 47.200 — motivo per Bonafede di una mini-deroga nei presuppost­i della detenzione domiciliar­e a chi (al massimo 3.785) abbia da scontare ancora fino a 6 mesi se non ha partecipat­o a rivolte, e fino a 1 anno (altri 5.000 al massimo) con il braccialet­to elettronic­o. Che però nei tribunali scarseggia, posto che, dopo la telenovela dei soli 2.000 di Telecom, dal 2018 il contratto per 12.000 con Fastweb non è mai partito per l’incapacità del ministero dell’interno di gestire il collaudo.

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