I disordini in 22 penitenziari
Dopo le rivolte trasferiti da Melfi settanta reclusi
Con un’operazione alla quale hanno partecipato circa 200 uomini della Polizia penitenziaria, 70 detenuti del carcere di Melfi (Potenza) — della sezione «alta sicurezza» — che il 9 marzo si erano rivoltati prendendo in ostaggio nove persone fra agenti di custodia e personale sanitario, sono stati trasferiti in altri istituti di pena d’italia. La rivolta era cominciata per protestare contro le misure prese per contrastare la diffusione del coronavirus. in carcere, rischia la vita. Occorrerebbe che chi lavora fuori dorma a casa ed ampliare la liberazione condizionale. Assumerebbe anche il senso di un atto restitutorio prevedere che chi si trova nelle condizioni di lavorare all’esterno, ma un lavoro non ce l’ha, possa mettersi a disposizione della Protezione civile».
Il governo vuole estendere la detenzione domiciliare a fino a 18 mesi di pena.
«Ci sarebbero due possibilità nel decreto non ancora pubblicato: concederla ai detenuti che, per reati meno gravi, debbano scontare non oltre 18mesi ed abbiano un domicilio; consentire a chi si trova in semilibertà di restare fuori dal carcere, in licenza, se concessa dal magistrato di sorveglianza, fino al 30 giugno prossimo. Temo che questo, se non seguito da altri passi, difficilmente risolverà il problema».
Quanto pesa la sospensione dei colloqui in carcere?
«Molto. In una situazione così emotivamente coinvolgente sarebbe necessario almeno passare ad una telefonata al giorno e consentire l’uso, effettivo, di videochiamate e posta elettronica. Stempererebbe la tensione, conforterebbe i detenuti, li libererebbe dall’angoscia di non sapere come stanno i loro cari, in questo rapidissimo evolversi degli eventi».
d
I benefici sono sospesi e l’affollamento aumenta Sono sospese le attività dei volontari che, oltre ad avere effetti positivi in tema di rieducazione, allentano la tensione