EVASORI, RIENTRATE DAI PARADISI FISCALI
Cara Marilù,
Q uesta crisi ci ha ricordato l’importanza dello Stato, del governo, della politica, degli esperti, dei competenti. E della sanità pubblica. Finanziata ovviamente dalle tasse dei cittadini. Sono d’accordo con Fabio Fazio, quando scrive: «È diventato evidente che chi non paga le tasse non commette solo un reato ma un delitto: se mancano posti letto e respiratori è anche colpa sua».
Qualche mese fa ho ricevuto qualche rimbrotto per aver criticato un giovane tennista italiano, che ai primi successi aveva preso la residenza a Montecarlo. Escludo che alla sua età si sia occupato di persona della cosa: l’avranno consigliato così. Al di là del mancato introito per il fisco, mi colpiva questo: un atleta promettente, destinato a rappresentare il nostro Paese nelle competizioni internazionali, sceglieva di chiamarsi fuori dalla comunità, di disinteressarsi della salute, dell’istruzione, della sorte dei compatrioti. Ovviamente ci sono casi molto ma molto più gravi. Tanti veri ricchi in questi anni hanno portato la residenza fiscale all’estero.
Le donazioni sono le benvenute, ma trovo incredibile che gli ospedali debbano aspettare la bella iniziativa di Fedez e Ferragni: un grande Paese come l’italia dovrebbe avere un sistema fiscale e di spesa pubblica in grado di non dover dipendere dalla generosità, sempre benvenuta. Dovrebbe bastare il rispetto delle norme. Se in questi giorni qualcuno annunciasse il ritorno in patria da un paradiso fiscale, sarebbe un segnale importante.