«Siccità, necessari 7,2 miliardi di investimenti»
Al Sud si perdono nei tubi 51 litri d’acqua ogni 100 litri, al Centro 49 litri e al Nord 32 litri. Numeri che da soli mettono in evidenza un’emergenza, ancora di più se letti insieme ai dati sul cambiamento climatico: l’inizio di quest’anno ha segnato un -75% delle precipitazioni rispetto al 2019 e un innalzamento della temperatura di 1,65 gradi. Il rischio per il futuro è un’emergenza acqua se non si interviene sulle infrastrutture. Utilitalia ha calcolato che nei prossimi quattro anni serviranno 7,2 miliardi di investimenti, di cui 3,9 miliardi al Sud e nelle Isole, 1,9 al Centro e 1,3 al Nord.
La federazione delle imprese idriche, ambientali ed energetiche presenterà lo studio «Manuale siccità» in occasione della giornata mondiale dell’acqua del 22 marzo. L’italia è il Paese europeo con il maggiore prelievo di acqua potabile con 34,2 miliardi di metri cubi, 9,4 dei quali per uso civile. «Nei primi dieci anni del Duemila, dal 1999 al 2009, si è investito mediamente mezzo miliardo all’anno sull’acqua — spiega Giovanni
Il rapporto
Valotti, presidente di Utilitalia —. Meno di 10 euro per abitante. Con gli investimenti degli ultimi anni siamo passati a 45-50 euro per abitante, ma per raggiungere i migliori standard europei si deve arrivare vicino ai 100 euro per abitante». Un impegno imprescindibile, tenuto conto che «la velocità di rinnovamento della rete è di 3,8 metri per chilometro. Con questo ritmo ci vorranno 250 anni per sostituire l’intera rete».
«Siamo a metà strada — osserva Valotti — però bisogna accelerare sugli investimenti per mettere in sicurezza il sistema idrico a fronte di un quadro climatico cambiato, in cui si moltiplicano gli eventi estremi come alluvioni e periodi di siccità. Bisogna intervenire su tre livelli: ridurre consumi e sprechi, favorire il riuso». Per Utilitalia si deve intervenire anche sul piano normativo perché andrebbero applicati all’acqua i principi dell’economia circolare. In Italia si trattano e si riusano ogni anno solo il 2% delle acque reflue in attesa del recepimento della direttiva Ue.