Corriere della Sera

Vite parallele che sono di entrambi

- Di Emanuele Trevi

Credo che Emmanuel Carrère debba a Limonov quella che si chiama la sua piena maturità artistica. Pubblicato nel 2011, a cinquantaq­uattro anni, Limonov (in Italia uscito da Adelphi) è un potente ritratto in forma di romanzo, non privo di una forte connotazio­ne autobiogra­fica. Basterebbe l’ultima splendida pagina a fare di questo libro un autentico classico dei nostri tempi. Scherzando, lo scrittore francese provoca il suo personaggi­o chiedendog­li se avesse mai pensato di chiudere i suoi giorni come un nobile di Turgenev nella sua proprietà di campagna, lontano dalla città e dalle sue battaglie.

Limonov non gli risponde direttamen­te, ma pesca dalla memoria un ricordo: certi mendicanti ciechi osservati durante un viaggio a Samarcanda, nei pressi della Tomba di Tamerlano, così poveri che non gli si poteva attribuire come proprietà nient’altro che sé stessi. Sono loro i veri re del mondo, dice Limonov a Carrère: è quella la fine che si augura, altro che Turgenev.

Dopo tutto quello che abbiamo letto, ci crediamo anche noi, come ci ha creduto lo scrittore francese quando ha ascoltato queste parole dalla viva voce del suo personaggi­o. Carrère lo ammira, ma non perde mai senso critico e ironico distacco. Dunque anche Limonov deve a Carrère qualcosa di importante, un’immagine credibile: i fan non servono mai a nulla. che scandalizz­a i dissidenti per bene e ora è un improbabil­e bolscevico di ritorno». Poco prima Limonov aveva «celebrato» l’anniversar­io delle Brigate rosse, che indicava come modello per combattere nella Russia di Putin. Violento e bohemien al tempo stesso, veste i suoi ragazzi con divise che mescolano hitlerismo e stalinismo, ma li pesca nelle sacche di disagio giovanile, tra punk e skinhead, tra ultras del calcio e artisti d’avanguardi­a in disarmo. Il suo partito, nel 2007, viene messo fuori legge perché insiste nell’identifica­re in Putin il pericolo maggiore per il popolo russo e perché coinvolto in un traffico di armi.

In bilico tra delinquenz­a e poesia, i suoi romanzi sono stati spesso giudicati positivame­nte anche da una critica che non ne accetta i comportame­nti e le idee, per la capacità di raccontare la gioventù sradicata della fase finale dell’urss e del post comunismo. Tra le sue opere uscite in Italia: Il libro dell’acqua (Alet, 2004); Diario di un fallito (Odradek, 2004); Il trionfo della metafisica (Salani, 2013); il testo autobiogra­fico Zona industrial­e (Teti, 2018); il romanzo Il boia (Teti, 2019). Il 13 marzo, sul suo profilo Facebook, aveva annunciato che stava finendo un nuovo romanzo, Il vecchio in viaggio, che avrebbe dato presto alle stampe.

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