Corriere della Sera

La scelta del calcio più veloce dell’ue

- di Mario Sconcerti

Le decisioni forti del calcio sui calendari internazio­nali sono il primo vero intervento di politica comune europea. Sono state prese iniziative impensabil­i che riguardano tutti. Il calcio come una sola nazione finalmente unita ha funzionato e insegnato forse a non aver paura di decisioni comuni. L’europa è più pronta dei suoi padroni a stare insieme, ad avere un interesse comune. Certo il calcio è solo un riassunto dell’unione, ma non banale. Perché arriva diritto alle persone, produce interessi ma anche sentimenti. Cosa che l’europa delle nazioni ha più difficoltà a trovare, gioca sul freddo. Il calcio parla in modo semplice perché non ha confini, appartiene a tutti. Lo spettacolo unisce in modo naturale. Il guadagno diventa facilmente comune e costruisce forza. L’europa del calcio non è sempre giusta, spesso è venale, di solito egoista. Ma vive, crea quotidiana­mente, e quando fa tardi, come stavolta, può recuperare in un giorno. Nel tempo in cui Schengen va in pezzi, in cui le nazioni si isolano, il calcio prende in poche ore decisioni che riguardano tutto il mondo. Rinvia non solo l’europeo, ma ferma anche la Coppa America. E per farlo annulla la vera manifestaz­ione del domani, quella a cui tiene di più, l’esordio del Mondiale dei club. L’idea che nasce quasi per prendere il posto del Mondiale per nazioni, 24 squadre di club, un grande spettacolo di television­i e turismo. Tocca alla novità lasciare il posto l’anno prossimo proprio all’europeo. La Champions potrebbe diventare un torneo di una settimana con partite dirette, una velocità senza regole se non quella di sopravvive­re. Erano decisioni attese, in parte inevitabil­i e incerte perché le conseguenz­e del virus sono in divenire, giocano a mettere confini al caso che nessuno adesso può più mettere. Ma dicono che parlando insieme, dando a ognuno la sua importanza, si può tutto. E che non siamo soli, siamo ancora un po’ padroni del nostro destino. Che c’è ancora spazio. Ancora speranza.

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