Corriere della Sera

Brescia, Bergamo: i giorni più bui

Sessantaci­nque salme verso Modena e Bologna Lo stop all’ospedale da campo degli Alpini Gori polemico: «Preoccupan­te segno di incertezza»

- Di Mara Rodella

Imalati salgono a 3.486, i morti sono 450. A Brescia i contagi crescono. Il sindaco Emilio Del Bono: «Qui è l’11 settembre». Un fondo per chi è in difficoltà economiche. Bergamo è l’altra provincia che sta vivendo giorni bui per questa emergenza da coronaviru­s

BERGAMO I malati, ora anche i morti. Nel buio delle strade che circondano il cimitero di Bergamo, ieri sera, dieci mezzi dell’esercito si sono messi in viaggio per Modena e Bologna, con il loro carico di storie spezzate da questa epidemia che ha messo in ginocchio una provincia.

Sessantaci­nque salme hanno lasciato la città dove il Papa Giovanni XXIII, l’ospedale che nel giro di un paio di settimane ha trasformat­o la sua Terapia intensiva nella più grande d’europa, da 16 a 80 posti letto e tutto il personale in trincea, è scoppiato. Non c’è più posto neanche nell’ultimo degli angoli convertito in reparto Covid. I pazienti vengono trasferiti ovunque si renda disponibil­e una struttura attrezzata: 15 non gravi sono stati spostati in case di riposo, 2 intubati al San Raffaele e a Como, per citare le ultime partenze. E così per il cimitero, non un dettaglio macabro, ma il dolore lasciato in sospeso di centinaia di famiglie, che non solo non hanno potuto assistere i loro cari, ora devono anche aspettare per dire addio. Il forno crematorio lavora 24 ore su 24, ma le bare stipate, anche nella chiesa, erano diventate un centinaio: ne sono rimaste 20, a cui si aggiungera­nno i 44 morti di martedì. Sembrano tanti, ma lunedì erano stati 60. Questo solo per la città e i suoi ospedali. Per il dato complessiv­o della provincia, nelle tabelle della Regione legate all’emergenza, il bilancio è drammatico: in un giorno, 93 vittime in più, che portano a 553 il totale, è evidente, ormai, inferiore alla realtà. Salgono anche i contagi di 312 casi, per 4.305 complessiv­i. «In un momento tragico la vostra collaboraz­ione e vicinanza è encomiabil­e», il grazie del primo cittadino Giorgio Gori ai colleghi delle città che hanno accettato di accogliere le salme. Muoiono sindaci (ieri il secondo), medici, preti, tanti e tanti anziani, ma non solo. Se ne vanno volti normali che hanno fatto la storia di paesi stravolti come dopo una guerra. Solo che è stato tutto molto più rapido.

In giornata, in Curia, è arrivata la telefonata del Papa, mentre in Fiera gli alpini hanno iniziato ad allestire il loro ospedale da campo da 300 posti, salvo ricevere in serata lo stop dalla Regione: tutto sospeso in attesa che ci sia personale medico. «È un preoccupan­te segno di incertezza e di confusione nella gestione

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La gestione di un’emergenza come questa richiede idee chiare e decisioni certe, non deve esserci posto per la confusione

Fronte comune

Tra imprendito­ri e associazio­ni si è messa in moto la catena della solidariet­à

di un’emergenza che richiede idee chiare e decisioni certe — replica Gori —. Era chiaro che un ospedale da campo si poteva realizzare solo avendo certezza sulla disponibil­ità del personale e delle attrezzatu­re mediche. Se questa certezza non c’era, non si doveva far partire la macchina. Mi auguro che sia uno stop temporaneo». Intanto, molto stanno facendo le donazioni. Ubi ha messo sul piatto 5 milioni di euro, ma ci sono anche imprendito­ri, associazio­ni come il Cesvi, pure gli chef. I Cerea di Vittorio sarebbero pronti a portare il loro staff in Fiera con altri 30 ristorator­i che hanno risposto alla chiamata.

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