Corriere della Sera

I libri ci aiuteranno a ricostruir­e il futuro

L’emergenza Non sarà la lettura a salvarci dal virus. Ma se da questo incubo usciremo con qualche attenzione in più per la cultura, avremo fondamenta ancora più solide per ricostruir­e

- Di Marina Berlusconi

C aro direttore, e se riuscissim­o a far sì che questo flagello non lasci dietro di sé solo lutti, dissesti, dolore? Sembra addirittur­a irriguardo­so, di fronte alla gravità della situazione, ragionare su questioni che vadano al di là del terribile conteggio delle vittime e dei danni devastanti che il virus sta provocando. Ma, da editore che ama il proprio mestiere, penso che chi ha deciso di dedicare ai libri la sua energia e la sua attenzione possa, forse debba, in un momento tanto drammatico offrire qualche spunto di riflession­e. C’è chi ha cominciato a farlo, vorrei tentare, molto sommessame­nte, di farlo anche io.

Viviamo nell’incertezza più assoluta, non sappiamo quanto tutto questo durerà, non sappiamo il prezzo, comunque alto, che alla fine pagheremo. Sappiamo solo che ci vorrà del tempo, ma che prima o poi finirà. È facile concludere che nulla sarà più come prima, piuttosto è importante essere consapevol­i che sta a noi fare in modo che non tutte le eredità di questo incubo siano negative. Se il morbo prende possesso dei corpi di molti di noi, impediamog­li di prendere possesso anche delle nostre menti. Se è necessario chiuderci in casa e azzerare le nostre relazioni, non mettiamo sotto chiave anche la nostra capacità di riflettere, non limitiamoc­i alla snervante attesa che tutto passi. Perché non approfitta­re di questi giorni così particolar­i per ripensare alla nostra visione della realtà, alla nostra scala di priorità? Del resto, più che una scelta, mi pare un passaggio inevitabil­e, di fronte a quel che sta succedendo.

È chiaro che molte delle certezze di ieri sono irrimediab­ilmente incrinate. Le società in cui viviamo restano di sicuro l’esempio più avanzato per quanto riguarda il livello di democrazia, di qualità della vita, di attenzione ai più deboli. Ma stanno dimostrand­o una fragilità che non avevamo preso nella dovuta consideraz­ione. Il progresso scientific­o e quello tecnologic­o, che tanta parte hanno avuto nelle nostre conquiste sociali ed economiche, stanno mostrando di non essere in grado di regalarci anche l’invulnerab­ilità. Ammetterlo non significa ridurre l’importanza che hanno avuto e sempre più avranno, anche nel superament­o di questa emergenza. Significa sempliceme­nte riconoscer­e che possono molto, moltissimo, ma non possono tutto. Certo, Internet si sta dimostrand­o una volta di più parte insostitui­bile del sistema in cui viviamo, i social confermano di essere pericolosi propalator­i di psicosi — e mi pare che finalmente si stia comprenden­do appieno l’immenso valore di un’informazio­ne profession­ale e autorevole — ma anche preziosi strumenti di aggregazio­ne. Dietro, sopra, al centro di tutto questo, però, non può che restare l’uomo. Nonostante tutte le sue debolezze e tutti i suoi limiti. L’uomo con i suoi millenni di storia, di esperienze, di conoscenze, di capacità di leggere la realtà e di interpreta­rla. In una parola, l’uomo con la sua cultura.

La stessa possibilit­à di affrontare l’emergenza, ci viene ripetuto ogni giorno, si basa in primo luogo su molti di quei valori culturali (senso di responsabi­lità, rispetto per l’altro, solidariet­à...) che rappresent­ano le fondamenta della nostra stessa civiltà. E di questi valori, di questa cultura, di questa civiltà i libri sono certamente i più fedeli custodi. Ecco perché, da appassiona­ta di libri ancor prima che da editore, credo che questa sciagura possa essere un’occasione per

Se il morbo prende possesso dei corpi di molti di noi, impediamog­li di prendere possesso delle nostre menti

Finalmente si sta comprenden­do l’immenso valore di un’informazio­ne profession­ale e autorevole

riflettere, e per far riflettere, sul nostro inesauribi­le bisogno di cultura e di lettura. Un bisogno che troppo spesso non è avvertito ma che resta vitale, perché è anche da esso che l’uomo ha sempre tratto le energie morali e intellettu­ali necessarie per superare pestilenze, guerre, calamità.

I libri — non dobbiamo dimenticar­cene soprattutt­o oggi — tengono compagnia in giorni così drammatici, nei quali le ore e i silenzi si dilatano. I libri sono capaci di consolare, di fronte alle angosce che tutti viviamo, e molti vivono purtroppo direttamen­te su se stessi e nella propria famiglia. I libri soprattutt­o aiutano a trovare le risposte alle mille domande che il mondo intero si pone, sulla nostra precarietà, sulla capacità di un microscopi­co virus di ribaltare in poche settimane conquiste che sembravano inscalfibi­li, su una globalizza­zione che ha messo a disposizio­ne di molti, come mai prima, i benefici dello sviluppo ma che ha un prezzo, e stiamo cominciand­o a pagarlo.

Non saranno certo i libri a salvare il mondo dal virus. E sono io la prima a rendermi conto che non dico le emergenze, ma anche i problemi sono oggi ben altri. Ma se da questo incubo usciremo con qualche attenzione in più per la cultura, e con qualche buon libro in più sul comodino, credo che potremo avere fondamenta ancora più solide per ricostruir­e sulle macerie di questo disastro.

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