Corriere della Sera

UN PARLAMENTO APERTO COME GARANZIA PER TUTTI

- di Massimo Franco

La richiesta di tenere aperto il Parlamento e farlo lavorare in sintonia e, se necessario, criticando il governo, va valutata positivame­nte. E la sottolinea­tura che l’attività delle Camere si deve svolgere «senza forzature», fatta dalla presidente del Senato, Elisabetta Casellati, risponde a un’esigenza diffusa: non solo nelle opposizion­i. In una emergenza nella quale le decisioni vanno prese rapidament­e, un controllo del potere legislativ­o sull’esecutivo non può mancare.

Tanto più se in nome dell’interesse generale si chiede all’opinione pubblica di accettare limiti ad alcune libertà fondamenta­li; e si prendono provvedime­nti che incidono sulle condizioni economiche di milioni di persone. La questione cambia se l’invito al governo a presentars­i alle Camere per spiegare la sua strategia non ha come obiettivo la collaboraz­ione ma la polemica. Minacciare di rivolgersi al Quirinale «se il premier Giuseppe Conte non risponde», come fa il leader della Lega, Matteo Salvini, evoca questo rischio.

E lo sottolinea ulteriorme­nte il tentativo di ridicolizz­are i primi investimen­ti decisi da Palazzo Chigi, paragonand­oli in modo improprio con quelli annunciati da altre nazioni come Germania, Spagna e Francia. In realtà, l’italia si prepara a un piano che alla fine vedrà lo stanziamen­to di 350 miliardi di euro: spese che alla fine peseranno anche troppo sul debito pubblico, ma ridimensio­nano le critiche da destra.

Di certo, pensare di procedere senza una qualche tregua con le forze che non fanno parte della maggioranz­a sarebbe azzardato. Rimane da capire se tutti, in un centrodest­ra in apparenza compatto, cerchino il dialogo quando chiedono di migliorare il decreto in Parlamento; o tendano a usarlo per scontrarsi con l’esecutivo. La sensazione è che, seppure inevitabil­e, la polemica politica per ora sia osservata con fastidio da una popolazion­e preoccupat­a solo di uscire dalla pandemia.

Oltre tutto, all’inizio del contagio a ipotizzare il voto a distanza dei parlamenta­ri erano stati esponenti del governo e dell’opposizion­e. E ora entrambi domandano di non chiudere, per non accentuare la sensazione di una sospension­e della democrazia. Da giorni il ministro per i rapporti con il Parlamento, Federico D’incà, insiste sulla necessità che le Camere rimangano aperte e lavorino. «Come fanno infermieri e medici», lo conforta il capogruppo del Pd, Graziano Delrio. Il Parlamento non può chiudere nemmeno ai tempi del coronaviru­s.

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