UN PARLAMENTO APERTO COME GARANZIA PER TUTTI
La richiesta di tenere aperto il Parlamento e farlo lavorare in sintonia e, se necessario, criticando il governo, va valutata positivamente. E la sottolineatura che l’attività delle Camere si deve svolgere «senza forzature», fatta dalla presidente del Senato, Elisabetta Casellati, risponde a un’esigenza diffusa: non solo nelle opposizioni. In una emergenza nella quale le decisioni vanno prese rapidamente, un controllo del potere legislativo sull’esecutivo non può mancare.
Tanto più se in nome dell’interesse generale si chiede all’opinione pubblica di accettare limiti ad alcune libertà fondamentali; e si prendono provvedimenti che incidono sulle condizioni economiche di milioni di persone. La questione cambia se l’invito al governo a presentarsi alle Camere per spiegare la sua strategia non ha come obiettivo la collaborazione ma la polemica. Minacciare di rivolgersi al Quirinale «se il premier Giuseppe Conte non risponde», come fa il leader della Lega, Matteo Salvini, evoca questo rischio.
E lo sottolinea ulteriormente il tentativo di ridicolizzare i primi investimenti decisi da Palazzo Chigi, paragonandoli in modo improprio con quelli annunciati da altre nazioni come Germania, Spagna e Francia. In realtà, l’italia si prepara a un piano che alla fine vedrà lo stanziamento di 350 miliardi di euro: spese che alla fine peseranno anche troppo sul debito pubblico, ma ridimensionano le critiche da destra.
Di certo, pensare di procedere senza una qualche tregua con le forze che non fanno parte della maggioranza sarebbe azzardato. Rimane da capire se tutti, in un centrodestra in apparenza compatto, cerchino il dialogo quando chiedono di migliorare il decreto in Parlamento; o tendano a usarlo per scontrarsi con l’esecutivo. La sensazione è che, seppure inevitabile, la polemica politica per ora sia osservata con fastidio da una popolazione preoccupata solo di uscire dalla pandemia.
Oltre tutto, all’inizio del contagio a ipotizzare il voto a distanza dei parlamentari erano stati esponenti del governo e dell’opposizione. E ora entrambi domandano di non chiudere, per non accentuare la sensazione di una sospensione della democrazia. Da giorni il ministro per i rapporti con il Parlamento, Federico D’incà, insiste sulla necessità che le Camere rimangano aperte e lavorino. «Come fanno infermieri e medici», lo conforta il capogruppo del Pd, Graziano Delrio. Il Parlamento non può chiudere nemmeno ai tempi del coronavirus.
© RIPRODUZIONE RISERVATA