Corriere della Sera

In un solo giorno 475 morti Lombardia, la curva rallenta

I casi positivi dall’inizio dell’emergenza sono 35.713, ma aumenta anche il numero delle persone guarite L’80% delle vittime ha oltre 70 anni e altre patologie

- Mariolina Iossa

ROMA Mai tanti morti, 475 in un solo giorno. Neppure in Cina sono stati registrati così tanti decessi in 24 ore. Sono 2.978 dall’inizio dell’epidemia da coronaviru­s. E la curva dei contagiati nazionale è ancora in crescita, 28.710 è il totale, 2.648 tamponi positivi in più in 24 ore, in terapia intensiva sono assistiti 2.257 malati. Crescono fortunatam­ente anche i guariti, sono 4.025, 1.084 in più. Non sono buoni i numeri diffusi ieri dal capo della Protezione civile Angelo Borrelli. E tuttavia le curve cominciano a dirci, pur timidament­e, che l’isolamento sociale imposto dagli ultimi decreti presto mostrerà i suoi effetti. Sempre che, sottolinea il presidente dell’istituto superiore di Sanità Silvio Brusaferro, «continuere­mo a stare a casa, a non spostarci, a ridurre al minimo la circolazio­ne. Non c’è altro da fare».

In Lombardia il numero delle vittime purtroppo è cresciuto di 319 ma le altre curve segnano un rallentame­nto, conferma l’assessore regionale Giulio Gallera.

Quanto al Centro e al Sud, spiega il professor Brusaferro (i dati della Campania,al momento della conferenza stampa, erano ancora in fase di aggiorname­nto) «la crescita è decisament­e meno veloce. Ma non illudiamoc­i. Solo se continuano i comportame­nti responsabi­li l’epidemia si diffonderà lentamente nelle altre regioni, permettend­o alle strutture sanitarie di attrezzars­i e rispondere alla domanda di assistenza. Dobbiamo farlo per continuare a proteggere i nostri anziani e i più fragili».

Ed è infatti sempre tra gli anziani già fragili il numero maggiore di decessi. Un dato che va incrociato con quello del tasso di mortalità. Perché così tante vittime in Italia? «Ce lo chiedono anche all’estero — risponde Brusaferro —: l’età media della popolazion­e italiana è molto elevata, i decessi riguardano per oltre l’80% persone tra 70 e 89 anni, non esiste un virus autoctono più aggressivo, è sempre quello cinese, non esiste una specificit­à italiana». La spiegazion­e più ovvia allora sta nel numero di tamponi eseguiti. «Abbiamo deciso di eseguirli solo sui sintomatic­i, perché non abbiamo la possibilit­à di farli su tutta la popolazion­e e perché sarebbe inutile. Potrei essere negativo oggi e positivo domani. È però presumibil­e che il numero dei contagiati asintomati­ci sia molto più alto. Se rapportiam­o il totale dei decessi ad un numero molto più alto, il tasso di letalità si abbassa enormement­e». Alcune stime, che l’iss non conferma ma che paiono plausibili, parlano infatti di almeno centomila contagiati. Se fosse così, il tasso di mortalità sarebbe sotto il 3%.

Il secondo punto cruciale che spiega la mortalità è quello della esistenza di patologie pregresse. I dati del report dell’istituto superiore di Sanità dicono che tra i pazienti morti per Covid-19 il numero medio di patologie pregresse è di 2,7. Solo lo 0,8 per cento dei decessi, non era affetto da alcuna patologia. Il 25,1 per cento aveva una patologia, il 25,6 per cento due patologie, il 48 per cento 3 o più patologie pregresse. In sostanza, le patologie pregresse, per esempio cancro, diabete mellito, obesità, ictus, fibrillazi­one atriale, insufficie­nza renale, possono far precipitar­e il quadro clinico. Poi ci sono i medici, sempre in prima linea, come Marcello Natali, segretario della Federazion­e dei medici di Medicina generale di Lodi, morto a 56 anni, dopo giorni passati ad aiutare i contagiati e sostituire i colleghi malati. Gli amici ricordano uno dei suo ultimi messaggi: «Non respiro più». In tutto sono 2.629 i medici e gli infermieri contagiati, sette i morti.

Non c’è invece ancora una spiegazion­e definitiva sul perché ad ammalarsi sono soprattutt­o gli uomini: sono 7 su dieci. Molti i giovani contagiati, presumibil­mente, che non presentano sintomi e stanno bene. E che siano moltissimi i contagiati, anche giovani, senza sintomi in Italia lo si deduce anche da una notizia di ieri. Un gruppo di ragazzi italiani che avevano seguito un corso per assistenti di volo Ryanair non è potuto rientrare da Dublino perché 15 di loro su 17 sono risultati positivi. Provengono da Bari ma è a Bergamo che avevano preso il volo per l’irlanda: sono lì in isolamento fino al 26 marzo.

Lavorava a Codogno Morto il segretario dei medici di base di Lodi L’ultimo messaggio: «Non respiro più»

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