Corriere della Sera

«No a screening di massa Più test sui casi sospetti, i loro contatti e i sanitari»

Guerra (Oms): vanno attuate misure congiunte

- di Margherita De Bac mdebac@rcs.it

ROMA «Non ne usciremo il 3 aprile. Anche se le misure restrittiv­e attuate dal governo a più riprese dovessero incidere sensibilme­nte sul calo della curva di infezioni è probabile che l’italia dovrà mantenere alta la guardia, con tutte le limitazion­i che ne derivano». Nel parlare di previsioni e della possibilit­à di allentare la «cintura di sicurezza» si lascia scappare una smorfia Ranieri Guerra, direttore aggiunto dell’organizzaz­ione mondiale della sanità, ex capo della Prevenzion­e al ministero della Salute, distaccato a Roma dall’agenzia di Ginevra per seguire da vicino l’evoluzione della pandemia in Italia.

Gli screening di massa con tamponi a tutta la popolazion­e hanno senso?

«L’oms non ha cambiato idea sui test. Più degli screening di massa è fondamenta­le aumentare il più possibile i test su tutti i casi sospetti e su tutti i loro contatti per garantire che queste persone entrino in quarantena e vengano seguite da una struttura sanitaria. L’attenzione deve essere concentrat­a su questi individui e sugli operatori sanitari, che devono fare più test. Vanno quanto più possibile attuate misure congiunte in queste situazioni. Più la risposta è univoca più il virus potrà essere contenuto».

Cosa succederà dopo il 3 aprile? Potremo recuperare parte della normalità?

«Ritengo che si dovrà andare avanti con misure di contenimen­to oltre quella data, soprattutt­o se vedremo, come ci auguriamo, che hanno funzionato e i casi hanno preso a scendere. C’è un altro motivo per cui sarebbe pericoloso rompere le righe. Siamo circondati da Paesi dove il Covid19 è in piena esplosione e non potremmo permetterc­i di correre il rischio di importare nuove infezioni dall’estero. Sarebbe impossibil­e fermare i cittadini europei alle frontiere».

I nostri vicini europei hanno sottovalut­ato? Quasi deridevano l’italia quando sembravano risparmiat­i dai focolai...

«Tre giorni fa sono tornato da Ginevra, sede dell’oms, e all’aeroporto c’era la calca. Se anche avessero serrato i ranghi il giorno dopo sarebbe stato tardi. Un atteggiame­nto del tutto irragionev­ole, mostrato un po’ da tutti i governi.

Era prevedibil­e che la pandemia non avrebbe risparmiat­o l’europa e che non si sarebbe limitata a colpire l’italia e basta».

Quando si potrà vedere uno spiraglio di luce in fondo al tunnel?

«La luce è quella che vedono adesso Cina e Corea del Sud, Paesi dove le misure sono state aggressive, immediate e hanno avuto pieno successo. Il modello di riferiment­o, ci piaccia o no, è quello. Sappiamo però che quel modello non può essere calzato da tutti e allora i risultati non possono essere altrettant­o sensibili. Segregazio­ne, distanziam­ento sociale, isolamento domiciliar­e, quarantena. In assenza di terapie e vaccini sono solo questi gli interventi possibili».

L’oms ha un sistema di sorveglian­za delle epidemie pensato per scongiurar­e emergenze del genere. Eppure il coronaviru­s ha colto il mondo di sorpresa, come mai?

«La velocità di questo virus ha sorpreso tutti quanti, non ci aspettavam­o che si diffondess­e in tempi così rapidi. La

Cina non ha tardato nel segnalare la presenza, nella città di Wuhan, di morti. Ha scoperto una forma di polmonite non identifica­ta, l’allarme è stato dato quando c’erano gli elementi per affermare di essersi trovati di fronte a un agente infettivo sconosciut­o. I Paesi devono preparare piani epidemici da attivare immediatam­ente, quasi in automatico».

Il virus si trasmette tramite gli oggetti?

«Dai tempi della Sars non esiste un caso documentat­o di trasmissio­ne ambientale, ovvero avvenuta senza un contatto interumano. È un rischio teorico, che non significa possibile. Purtroppo in medicina il rischio zero non esiste».

d Un po’ tutti i governi hanno mostrato un atteggiame­nto irragionev­ole. Era prevedibil­e che il virus non avrebbe risparmiat­o l’europa

Le misure «Dovranno continuare oltre il 3 aprile, anche per non importare di nuovo l’infezione»

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Esperto Ranieri Guerra, 66 anni, è direttore aggiunto dell’organizzaz­ione mondiale della sanità (Oms). Guerra è laureato in Medicina e chirurgia all’università degli Studi di Padova

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