Anna e l’addio a papà Luciano «Ci ha scritto: io sono immortale»
Cerim, azienda di Vigevano fondata negli anni Sessanta che produce macchine per la costruzione delle calzature.
Dalle pagine del Corriere della Sera, oggi, Anna scrive una lunga lettera al padre, «per fargli almeno un saluto, per dirgli un po’ delle cose che non ha potuto sentire dalla mia voce». Anna scrive per se stessa ma anche a nome delle sue bambine, Emma e Viola, e di sua madre Enza: «Ciao papà. In tanti mi dicono che quando parlo di te mi si illuminano gli occhi. E non può che essere così. Sei sempre stato l’uomo della mia vita, padre presente, punto di riferimento di ogni azione, esempio da seguire, faro dell’esistenza». La lettera si chiude con una citazione da L’amore ai tempi del colera, di Gabriel
Garcia Marquez, «...è la vita, più che la morte, a non avere limiti».
In queste giornate di solitudine e silenzio, nelle case di chi ha perso una persona cara si fanno i conti con l’assenza, con i ricordi e con il dispiacere di essere stati lontani nel momento dell’ultimo respiro. Neanche una carezza, un incrocio di sguardi. «Le mie figlie hanno disegnato un cuore
dsu un foglio e hanno creato un quadretto con le loro fotografie. So che gli infermieri lo avevano messo sul suo comodino, almeno poteva vederlo...» racconta Anna. «Lui era terrorizzato da questo virus, sentiva delle persone anziane che sono più vulnerabili e si preoccupava moltissimo. Leggeva di Codogno e aveva l’angoscia che potesse arrivare fino a lui. Quando ha cominciato