Corriere della Sera

Perché in Veneto sta andando meglio

- Di Antonio Polito

Un giorno dovremo capire il mistero del Veneto. I dati di questa regione sono sensibilme­nte diversi, e migliori, di quelli delle aree del Nord comparabil­i. Ne colpisce soprattutt­o uno: la proporzion­e tra i ricoverati in ospedale (non in terapia intensiva) e coloro che sono in isolamento a casa. I primi in Veneto sono il 22% del totale dei positivi, mentre in

Lombardia rappresent­ano il 59% e in Piemonte addirittur­a l’81%. Di conseguenz­a i contagiati a casa sono il 71% in Veneto, il 33% in Lombardia, e solo l’8% in Piemonte. Tante possono essere le cause: per esempio il maggior numero di tamponi fatti. Ne azzardo un’altra: un servizio sanitario più territoria­le, con più antenne, in cui l’ospedale è solo uno dei presidi.

© RIPRODUZIO­NE RISERVATA a tossire, ad avere la febbre e poi dopo, quando il tampone è risultato positivo, l’ho visto molto arrabbiato. Con il destino, con questa situazione orribile, con quel che gli stava capitando... È stato 12 giorni in ospedale. L’ho guardato mentre saliva sull’ambulanza e poi più niente. Un ciao con la mano e se n’è andato».

Era un ingegnere mancato, Luciano Mercalli. Un insonne che di notte pensava al brevetto per costruire questo o quel pezzo di scarpa. «Non c’è calzaturif­icio al mondo che non abbia una delle macchine inventate da lui» dice sua figlia. «Era geniale. Per i suoi 80 anni avevo pensato di fargli avere la laurea honoris causa in ingegneria. Avevo già contattato l’università di Pavia, sarebbe stata una bellissima sorpresa. Lo avrei fatto felice. E invece...».

Invece la sorte ha deciso di scrivere una pagina tragica. «Nei suoi giorni d’ospedale l’ho riempito di fotografie» ripensa Anna. «Non so più quanti messaggi gli ho scritto. Ho visto la spunta blu, quindi ha letto e guardato tutto. Avrà capito che mai un minuto ci siamo dimenticat­i di lui. Mai. Quando questa storia sarà finita faremo onore al suo ricordo con un funerale vero, una cerimonia vera. Lo hanno messo in una bara, una benedizion­e veloce e via... Non abbiamo nemmeno potuto vederlo da morto, niente vestiti, né un bacio. È morto domenica, oggi (ieri, ndr) ci siamo portati a casa le sue ceneri assieme al suo telefonino, agli occhiali e all’orologio».

Anna racconta e piange. Dice che in questi giorni ha ricevuto centinaia di messaggi, email, telegrammi. «Sa qual è la parola più ricorrente che mi hanno scritto?» chiede. «È Perbene. Scrivono tutti che il mio papà era una persona perbene, un galantuomo d’altri tempi, leale e onesto. Unico, aggiungo io. Come l’azzurro intenso dei suoi occhi».

Sei sempre stato l’uomo della mia vita, padre presente, esempio da seguire, faro dell’esistenza

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