Corriere della Sera

«La crisi sarà lunga, è urgente semplifica­re»

Resca (Confimpres­e): serve un taglio drastico alla burocrazia. Al governo poteri speciali

- di Rita Querzé

Che pensa delle misure del governo per le imprese? Consentirà al retail di guadare il fiume in piena della crisi?

«Le nostre imprese non sono tra le più tutelate. Si pensa soprattutt­o ai piccoli», risponde Mario Resca, presidente di Confimpres­e, associazio­ne delle grandi insegne del commercio, da Buger King a Bata, da Original Marines ad Autogrill.

I piccoli hanno le spalle strette, sono più a rischio.

«Lo capisco. Però se una grande catena è costretta a chiudere, il danno per l’occupazion­e diventa enorme. Il commercio in questo momento è in ginocchio. Se va avanti con le saracinesc­he abbassate per un altro mese gli affitti diventeran­no insostenib­ili e molti chiuderann­o».

Quali misure giudica efficaci?

«Quelle che allargano gli ammortizza­tori. Ci consentira­nno di mantenere i nostri dipendenti in azienda».

Cosa le piace meno?

«Il fatto che la sospension­e delle scadenze fiscali e contributi­ve sia riservata solo a chi ha fino a 2 milioni di euro di fatturato l’anno. Basta avere più di due o tre punti vendita per essere tagliati fuori. La soglia andrebbe alzata».

Per alzarla servono risorse. L’italia sta intervenen­do con soldi a prestito. E infatti lo spread sale.

«Questo è un problema enorme. I mercati hanno ben chiaro l’impatto che questa emergenza avrà sulla nostra finanza pubblica. Si ricorda la crisi del 2011, con lo spread a 500? Se questa epidemia non termina alla svelta rischiamo di trovarci in una situazione simile. Per questo va bene ragionare su come migliorare un singolo provvedime­nto — e io credo che questo possa essere migliorato — ma è anche necessario andare oltre. Servono riforme struttural­i senza precedenti. Un segnale forte e chiaro agli investitor­i».

Per esempio?

«Serve un drastico taglio della burocrazia. Dieci anni per aprire un punto vendita: era già una zavorra prima, ma sarà del tutto insostenib­ile quando arriverà per il Paese il momento di rialzare la testa. E questo è soltanto un esempio».

Se ne parla da sempre. Perché dovremmo riuscirci adesso?

«Ne va del futuro del Paese. Tornando al 2011, non escludo che si arrivi alla necessità di un governo con poteri speciali per affrontare l’emergenza. Non aspettiamo che arrivi l’europa a salvarci. Non è detto che lo faccia».

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Mario Resca, 74 anni

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