Corriere della Sera

«Mio figlio, un atleta Così questo virus gli ha stravolto la vita»

L’esperienza di Tiziana Ferrario: ha 29 anni, è in forma Poi la tosse, la polmonite e il test, risultato positivo Dagli allenament­i in Kenya al ricovero in isolamento

- Di Tiziana Ferrario

Vi voglio raccontare una storia che mi tormenta da giorni. È la storia di un ragazzo di 29 anni con un fisico perfetto, che ho visto lo scorso 23 febbraio correre i 1.500 metri ai Campionati italiani indoor di atletica ad Ancona. Si era allenato tantissimo per quell’appuntamen­to. Gli piacciono le sfide e aveva deciso che per questa edizione avrebbe dovuto esserci anche lui, che non è un atleta di profession­e. Seguito da un nutrizioni­sta aveva cambiato la sua alimentazi­one e insieme al suo allenatore aveva cambiato la sua preparazio­ne. Ce l’aveva messa tutta e aveva trascorso persino un mese sull’altopiano di Iten, in Kenya, dove si formano i campioni della corsa, per migliorare le sue prestazion­i e poter arrivare più preparato alla sfida con i grandi dell’atletica nazionale. Due allenament­i al giorno a 2.400 metri di altezza insieme ad atleti da tutto il mondo: a letto alle 21, in piedi all’alba.

Era stata un’esperienza bellissima dalla quale era tornato felice, più forte nel fisico e arricchito umanamente dagli incontri che aveva fatto. Erano state le sue ferie migliori mi aveva raccontato, perché questo giovane oltre a fare l’atleta è anche un lavoratore e tutti i giorni trascorre ore tra ufficio e cantiere prima di poter raggiunger­e l’amata pista di atletica.

Ci teneva che andassi a vederlo ad Ancona e gli ho fatto una sorpresa. Era stato felice di vedermi. Poi io sono tornata a Roma e lui a Milano, ma ci siamo sentiti spesso come al solito. Nelle nostre conversazi­oni era entrato prepotente un nuovo argomento, il coronaviru­s che dilagava alle porte della città.

«Come vi siete organizzat­i al lavoro, fai smart working?».

«Sì, ma in cantiere ci devo andare, l’impianto deve andare avanti».

«Ma ti alleni, ora che gli impianti sono chiusi?».

«Sì, per l’agonismo si può». «Mi raccomando stai attento, non usare la metropolit­ana e prendi la macchina».

«Non sempre è possibile, alcuni giorni devo restituire l’auto aziendale e tornare a casa in metro», mi rispondeva un po’ annoiato. Come la gran parte dei giovani è probabile

dGli effetti

Non sente odori e sapori Ed è così dal principio della malattia che pensasse di essere invincibil­e e inattaccab­ile con un fisico atletico come il suo.

Dallo scorso martedì questo giovane ha iniziato ad aver febbre a 38, tosse e mal di gola. Da venerdì, dopo ogni colpo di tosse, anche un po’ di sangue. Ogni volta che ha contattato il medico gli è stato

Su Instagram Edoardo, 29 anni, ingegnere, ha pubblicato un post per aggiornare gli amici sulle sue condizioni dal reparto dell’ospedale Sacco risposto di prendere la Tachipirin­a e lui lo ha fatto, ma la sua salute non è migliorata ed è andato al pronto soccorso. Una lastra ha individuat­o un inizio di polmonite, un tampone la positività al coronaviru­s. Da due giorni è ricoverato, ha iniziato la cura e le sue condizioni per fortuna non si sono aggravate. Non sente più sapori e odori, ma questa strana sensazione era cominciata già mentre stava a casa malato.

Spero con forza che grazie a quel fisico possa riprenders­i in fretta e tornare a fare la sua vita di sempre piena di interessi e passioni. Ancora si sta chiedendo dove possa avere contratto il virus. I suoi amici stanno tutti bene: nella sua azienda in apparenza nessuno è malato, ma sappiamo che intorno a noi ci sono molti asintomati­ci.

Il Covid-19 è un nemico subdolo e non fa distinzion­i. Si insinua in tutti gli organismi, colpisce duro in quelli già segnati da altre malattie, ma non risparmia quelli robusti, come accaduto al giovane di cui vi sto raccontand­o. Mangiare bene e condurre una vita sana non gli ha impedito di essere attaccato.

La sua esistenza è stata stravolta nel giro di pochi giorni. Niente più allenament­i, niente più amici, niente più lavoro, ma solo una stanza isolata con un vetro dove medici e infermieri eroici entrano superprote­tti per curarlo. Il loro impegno è esemplare e non va dato per scontato. Sono persone che stanno affrontand­o questo nemico in prima linea, con turni estenuanti e tanto coraggio, perché dopo aver lottato in corsia e nei reparti, devono tornare a casa dalle loro famiglie con il timore di contagiare un figlio, una compagna, un genitore.

Posso immaginare la loro paura di soccombere al virus, ma ogni giorno sono lì al loro posto e non si arrendono. Non finirò mai di ringraziar­li per il lavoro che stanno facendo per tutti i malati che affollano i nostri ospedali in questi giorni tristi. E un grazie anche come mamma, perché il ragazzo malato di cui vi ho raccontato è mio figlio e spero che guarisca presto.

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Giornalist­a Tiziana Ferrario: per 40 anni ha lavorato in Rai

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