Pisano: il lavoro a casa? Serve più banda larga Non c’è un caso Cina
ROMA «Per il mese di marzo, vista la situazione, le aziende hanno deciso di dare giga gratis a chi ha un telefonino, nello spirito della solidarietà digitale».
Il governo spera che questa scelta venga fatta anche per aprile, se saremo messi ancora così?
«Non possiamo obbligare nessuno. Le aziende stanno facendo tanto in termini di solidarietà ma la moral suasion da sola non basta. Serve una soluzione strutturale».
Le polemiche su Pechino Dietro al 5G c’è stata una gara per le frequenze Gli operatori sono quelli che hanno vinto
E poi per il governo c’è sempre la golden power
Paola Pisano è il ministro per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione.
Ministro, un altro effetto collaterale di quest’emergenza è stato il boom dello smart working. Ma 11 milioni di italiani sono ancora senza connessione. Cosa può fare il governo?
«La situazione non si risolve in due settimane. Ma la strada da seguire è il potenziamento delle infrastrutture digitali, con la banda larga e il wi-fi».
C’è anche un problema di saturazione delle reti delle aziende private.
«In questo caso si tratta di una questione di investimenti. È un problema che riguarda sia il privato sia il pubblico. È una necessità da affrontare quanto prima, ed è bene che se ne prenda coscienza».
Nel Consiglio dei ministri che ha esaminato il decreto «cura Italia» si è discusso anche del 5G e delle gare che potevano essere vinte dalla Cina?
«No. Abbiamo presentato due articoli che, in questa situazione di urgenza, velocizzano le procedure per la Pubblica amministrazione, che deve fornire servizi digitali».
Ma allora come mai anche nelle ultime ore sia nell’opposizione che nella maggioranza si continua a dire che il vero problema era quello del 5G e della Cina?
«Abbiamo trovato una convergenza nel quadro della normativa europea che stabilisce come l’affidamento venga fatto tra quattro operatori economici. Di questi uno deve essere una pmi o una startup innovativa italiana e iscritta nell’apposito registro del ministero dello Sviluppo economico».
Ma perché si continua a parlare di 5G e Cina?
«Mi stupisce. Credo sia pura strumentalizzazione politica. Un po’ come il fatto che il mio nome venga accostato a Casaleggio, che avrò visto due volte in vita mia, e senza tener conto della mia autonomia e indipendenza decisionale. Questi sono temi tecnici e dovrebbero essere lasciati ai tecnici. Dietro al 5G c’è stata una gara per le frequenze, gli operatori sono quelli che hanno vinto le gare. E poi c’è sempre la golden power».
Ecco, la golden power, cioè la possibilità per il governo di bloccare scalate straniere su aziende considerate strategiche. È vero che il governo sta pensando di allargarne il campo di applicazione?
«Fino a ora non era una priorità ma proprio oggi il tema sta tornando in agenda. Vedremo».
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