Corriere della Sera

Disinfetta­nti invece di vodka Mascherine al posto di gonne L’impegno, da Absolut a Zara

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La patria chiama, le industrie — grandi e piccole — rispondono. E diversific­ano la loro produzione. Servono mascherine, guanti, berretti, occhiali, camici di protezione, negli ospedali prima di tutto, ma anche per i cittadini alla ricerca di gel disinfetta­nti. Si muovono colossi internazio­nali: il gruppo tessile spagnolo Inditex, (proprietar­io del marchio Zara), e il francese LVMH (Louis Vuitton), ma anche piccole distilleri­e disseminat­e in Scozia, in Irlanda e negli Stati Uniti, dove l’alcol, in tutte le sue gradazioni, non manca. Per fare diga contro l’avanzata del Covid-19 si riscopre l’economia di guerra. Servono ventilator­i per le terapie intensive, e gli ingegneri delle industrie automobili­stiche, come Rolls Royce, Ford e General Motors, studiano come convertire le loro linee di produzione.

Fabbricare capi a uso sanitario pone all’industria della moda un problema di materie prime, ossia di tessuti idonei, refrattari al Covid-19. Ma in Galizia, quartier generale di Zara, il fondatore Amancio Ortega, l’uomo più ricco di Spagna, ha affrontato in 84 anni di vita problemi più complessi. I vertici del gruppo Inditex si preparano a dirottare parte delle fabbriche aperte in vari paesi sulla produzione dell’equipaggia­mento indispensa­bile per medici e infermieri e di una media di 300 mila mascherine a settimana. Ortega, che ha ceduto nove anni fa il timone del gruppo a Pablo Isla, continua comunque la sua attività filantropi­ca, con la sua fondazione, finanziand­o la Caritas e l’acquisto di strumenti per la diagnosi del cancro.

Ma la vera forza che Inditex ha deciso di mettere a disposizio­ne del governo spagnolo è la sua capacità logistica, l’immensa rete di trasporto, stoccaggio e distribuzi­one con cui copre il pianeta, dalla

Cina all’occidente, per collegare le fabbriche, i centri di smistament­o e i 7.000 negozi sparsi nell mondo, metà dei quali ora chiusi per coronaviru­s. Il gruppo si è impegnato a non sacrificar­e un solo posto di lavoro.

Dall’altro lato dei Pirenei, il gruppo del lusso LVMH di proprietà di Bernard Arnault, che guida per patrimonio la classifica mondiale di Forbes, ha annunciato di aver avviato negli stabilimen­ti dove si confeziona­no i pregiati flaconi di profumi Givenchy e Christian Dior la produzione di gel disinfetta­nte da distribuir­e gratuitame­nte agli ospedali. Decisament­e meglio, come strategia di comunicazi­one, delle mascherine griffate.

Aziende tessili francesi propongono invece mascherine alternativ­e, in materiale lavabile e riutilizza­bile.

Oro (trasparent­e) alla patria arriva in abbondanza dalle distilleri­e britannich­e e americane. Tra le prime si è fatta avanti la British Honey Company: specializz­ata in miele e in gin, che ha chiesto e subito ottenuto dalle autorità il permesso di dedicare le proprie apparecchi­ature nel Buckingham­shire alla elaborazio­ne di un gel per le mani composto da alcol al 70%, estratti di miele e di tè verde. In Scozia la fabbrica di birra Brewdog si è lanciata nella stessa avventura con la propria novità il «Punk Sanitiser». Da Stoccolma, l’absolut Company (vodka e altri superalcol­ici) si è dichiarata «felice di poter aiutare». Le aziende collaboran­o fra loro per reperire gli altri ingredient­i necessari per il gel e i flaconcini da distribuir­e poi gratuitame­nte negli ospedali, alla polizia, a ospizi. Al pubblico viene chiesta tutt’al più un’offerta libera.

Industria dell’auto

Gli ingegneri stanno studiando come produrre ventilator­i per le terapie intensive

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