Corriere della Sera

Il Paese che resiste, lettrici e lettori raccontano

Ascolto i miei passi, sembra la prima volta

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Compiti, giochi, lavori realizzati insieme: pubblichia­mo alcune immagini condivise dai lettori. Qui sopra una foto di Ilaria e Gaia, 6 e 4 anni, inviata da mamma Elena e papà Simone: «Andrà tutto bene» un inedito isolamento fra le mura domestiche, la nostra libertà sembra all’improvviso limitata ad uno spazio che va pressappoc­o dal bagno al salotto. La vita a cui siamo abituati viene sospesa. La solitudine viene scandita dalle sirene delle ambulanze sempre più frequenti e incalzanti, presagio di un’indefinita sciagura. Ci viene chiesto di trattenere il fiato e incrociare le dita. E dopo una mattinata passata a rimuginare su questi pensieri rigorosame­nte confinato in casa, sento un mormorare confuso e indistinto che si fa sempre più forte, mi sembra provenga dalla palazzina di fronte, infilo le pantofole, esco sul balcone, qualcuno spalanca le finestre e si affaccia timidament­e, in molti sono già sui balconi, scoppia un applauso, ci guardiamo tutti un po’ imbarazzat­i, l’applauso dura per qualche minuto e senza accorgerme­ne sto applaudend­o anch’io, da un balcone parte a tutto volume l’inno di Mameli, l’applauso si fa via via più fitto e caloroso. È mezzogiorn­o e siamo tutti a casa. Dall’altra parte della strada distinguo i volti di due anziani sul balcone, hanno gli occhi lucidi e si tengono per mano. Qualcuno grida: Forza! Altri gridano: Ce la faremo! Non capisco bene cosa stia succedendo, cerco di soffocarlo nella gola ma non resisto, mi lascio andare e grido anch’io con sincera commozione: Viva l’italia!

(Daniele Cikada)

Sento qualcosa appena passato il cancello… è il leggero fruscio del vento, un soffio che come tante altre volte mi ha carezzato il volto, ma stavolta la sua presenza non vola via tra i miei passi che vanno, perché non c’è cosa intorno a me che distrae, e l’impression­e non mi lascia ma mi accompagna, è in realtà il silenzio che protegge questi istanti… Con questa sensazione, che piano piano diventa presenza, mi giro verso il piccolo parco qui accanto, pettirossi e cardellini uniti in un canto così nitido e percettibi­le che sembra impossibil­e non averlo ascoltato ieri o ieri l’altro o il mese scorso… Scendendo tra le vie della Garbatella mi arrivano i suoni delle sue case, voci e rumori sempre gli stessi, ma stavolta non si perdono. Tornando a casa, in questo clima surreale ascolto i miei passi atterrare sincronizz­ati… un ritmo in sintonia, radicato comunque e sempre, in questa nostra bellissima terra. (Rodolfo)

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