«Partiamo dai nostri sogni per immaginare il futuro»
Calvino pubblicò nel 1972 il romanzo «Le città invisibili», che narra delle utopistiche esperienze di viaggio di Marco Polo, ambasciatore alla corte dell’imperatore dei Tartari, Kublai Khan. Se i due protagonisti ricoprissero tuttora ruoli istituzionali di rilievo, Polo dovrebbe informare Khan della drammatica emergenza sanitaria in cui riversa la città di Rimini. Kublai, con fanciullesca innocenza chiederebbe di suggerirgli un modo per poter stimolare la comunità riminese a rimanere presso la propria abitazione. Polo spiegherebbe che una sua vecchia conoscenza, l’autorevole scrittore Daniel Pennac, circa un paio di mesi fa, ha pubblicato «La legge del sognatore», per il quale è stato eseguito al teatro Galli un visionario spettacolo di presentazione. L’opera celebra il famoso regista Fellini ed in particolare ne esalta la capacità di trarre dai propri sogni ispirazione per la composizione dei suoi film.
Polo direbbe che in un momento così delicato le persone dovrebbero in qualche modo poter evadere dalla realtà, tornando a fare quanto di più semplice c’è al mondo: chiudere gli occhi e sognare. Esistono infatti infinite esperienze che possiamo vivere quando noi dormiamo, soprattutto nella città in cui tutto s’immagina. Ora che tutto sembra essersi fermato, dovremmo prenderci il tempo per osservare i cambiamenti fatti dalla nostra città ed ascoltare le istanze dei cittadini così da far nascere nuovi progetti, idee, immagini di come Rimini diventerà nel prossimo futuro.