Bankitalia: «Banche solide, hanno rafforzato il patrimonio Potranno aiutare le imprese»
Via Nazionale replica al «New York Times»: rappresentazione fuorviante
Una rappresentazione «alquanto fuorviante»: così la Banca d’italia commenta un articolo del New York Times sulle conseguenze economiche per l’italia della crisi scatenata dal coronavirus. Secondo l’analisi del quotidiano Usa, il blocco delle attività porterà molte imprese al fallimento con effetti deleteri per le banche: «Sono a un passo da una calamità che potrebbe costringerle a un’operazione di salvataggio», scrive il Nyt. Da parte di chi? Da parte dello Stato. Che però, a quel punto, non sarebbe in grado di farcela da solo e avrebbe bisogno del sostegno internazionale.
Un articolo pesante, che ha scatenato la reazione diretta della Banca d’italia: in una lettera al quotidiano il vicedirettore generale Luigi Federico Signorini evidenzia come vengano «omesse informazioni fondamentali sulla reale condizione» del sistema bancario «finendo così per fornire una rappresentazione alquanto fuorviante della sua capacità di tenuta».
Non è usuale che una banca centrale replichi a un quotidiano. Ma la valutazione a Palazzo Koch è stata di rivendicare con i numeri la capacità del sistema bancario di sostenere le imprese in una fase di difficoltà, di fronte a una narrazione che può influire sui mercati. Bankitalia peraltro ieri è scesa sul mercato acquistando Btp, nell’ambito delle
L’accusa
● In un articolo pubblicato martedì il «New York Times» ha ipotizzato una nuova crisi del settore bancario operazioni dell’eurosistema, contribuendo al calo dello spread, passato dai 320 punti della mattina a 271 punti.
Bankitalia evidenza al Nyt che le banche italiane si sono «significativamente rafforzate». I nuovi crediti deteriorati (npl) sono pari all’1,2% contro il 2,1% del 2007. Il totale «al netto delle svalutazioni (è questo il vero ammontare che grava sui bilanci delle banche) è 3,3% a fine dicembre rispetto al 9,8% del 2015».
Circa il possesso di Btp, a gennaio le banche — scrive Signorini — ne possedevano per 316 miliardi, pari al 9,8% degli attivi; nel 2015 erano 403 miliardi. Negli ultimi mesi ne hanno venduti per 40 miliardi «confermando il proprio ruolo di investitori in controtendenza acquistando a basso prezzo nel mezzo della turbolenza finanziaria per poi rivendere a un prezzo più alto».
Il patrimonio delle banche ora è «notevolmente rafforzato»: è pari al 13,9% da 7,1% di fine 2007 e la differenza rispetto alle banche europee è di circa un punto percentuale. Il punto debole è, «come per numerose altre controparti europee», una redditività bassa (5%) che rende «difficoltosa la raccolta sul mercato azionario» di capitale «in caso di necessità». Per questo servono ristrutturazioni e aggregazioni, dice Bankitalia.
Inoltre, aggiunge Signorini, il governo ha introdotto misure importanti come la moratoria sul rimborso dei prestiti che aiuterà le pmi nella liquidità, anche con garanzia statale, e incentivi fiscali alla dismissione degli npl.