Supply@me, in Borsa la fintech made in Italy
Una fintech per rendere liquido il capitale immobilizzato dalle imprese nelle giacenze di materie prime, semilavorati e prodotti finiti. É con questo obiettivo che Alessandro Zamboni, torinese, 41 anni, una precedente carriera nel marketing e nella consulenza, nel 2017 ha lanciato Supply@me, una start up nata dallo scorporo di una divisione del gruppo The Avantgarde, fondato dall’imprenditore pochi anni prima.
«Abbiamo lavorato duramente per creare protocolli e schemi contrattuali validi internazionalmente nel pieno rispetto delle normative vigenti», spiega l’imprenditore. In pratica il servizio offerto alle imprese da Supply@me, che utilizza gli standard tecnologici di Sia, consiste nel cartolarizzare gli stock di magazzino delle società clienti — la cosiddetta Inventory Monetisation — rivendendoli a investitori istituzionali. Che possono essere fondi di private debt, assicurazioni, altri investitori specializzati. Tutto al costo di una provvigione sul valore di libro compresa tra il 6 e l’8%. L’impresa cliente mantiene la proprietà degli stock di magazzino e continuerà curarne il ciclo di vendita. Gli investitori riceveranno una remunerazione del 4-6% mentre a Supply@me andrà il restante 2-3% della provvigione pagata.
«Abbiamo creato un sistema in cui guadagnano tutti, sia le imprese clienti, che grazie a questa forma di servizio innovativo sono in grado di riorganizzare le proprie filiere degli acquisti e delle vendite, gli investitori istituzionali, e noi che forniamo il servizio», sottolinea Zamboni.
Il prossimo lunedì 23 marzo il grande salto. Supply@me si quoterà sul mercato principale dello Stock Exchange di Londra attraverso un veicolo analogo alle Spac di diritto di italiano. La capitalizzazione prevista per la società è di 227,5 milioni di sterline con un flottante del 26%. Attualmente Supply@me ha contratti per 900 milioni che corrispondono ad un fatturato di 15 milioni di euro.