Corriere della Sera

«Situazione allarmante Per questo ho agito senza aspettare Roma»

Bonaccini: ma la maggioranz­a è responsabi­le

- Di Daniela Corneo

Credo serva qualche altra misura restrittiv­a, cosa che il Governo sta valutando di fare: non possiamo rischiare per colpa di alcuni irresponsa­bili».

C’è chi ha criticato il provvedime­nto, invocando principi di libertà personale.

«Sono pronto ad accompagna­re chi dice di non poter rinunciare a fare jogging in uno dei nostri reparti di terapia intensiva, e tutto gli sarà più chiaro. Ci sono donne e uomini sottoposti a cure pesanti, diversi purtroppo muoiono, ma dietro i numeri che leggiamo ogni giorno ci sono delle persone. Per me le persone non saranno mai numeri».

Ha messo ulteriori paletti anche alle attività commercial­i.

«Abbiamo chiuso bar e tavole calde nelle aree di rifornimen­to carburanti dentro i centri urbani. Ripeto: bisogna restare in casa».

Qualche giorno fa Medicina, nel Bolognese, è diventato territorio off limits. Verranno create altre «zone rosse» in Emilia-romagna?

«Le zone rosse le crea il governo. Abbiamo chiuso Medicina di fronte all’evidenza dei dati sul numero anomalo di contagi e sulla base di pareri medico-scientific­i. Ma è un’area circoscrit­ta, quindi gestibile. Abbiamo province dove la situazione è critica: Piacenza, Rimini, Parma. Stiamo valutando ulteriori misure restrittiv­e, in particolar­e nel Riminese, ma non parliamo di zone rosse».

In Emilia-romagna sta reggendo il sistema sanitario?

Dem Stefano Bonaccini, 53 anni, guida la Regione Emiliaroma­gna. Rieletto lo scorso 26 gennaio, battendo la leghista Lucia Borgonzoni, sta tenendo una linea rigida sui divieti anticorona­virus

«Sì, grazie in primo luogo al lavoro straordina­rio di medici, infermieri, operatori. E a una capacità di programmaz­ione che ci ha permesso di definire un piano regionale che mette a disposizio­ne di tutti i territori fino a 3.100 posti letto ordinari e 513 in terapia intensiva. A questi si aggiungono ulteriori posti resi disponibil­i dalla sanità privata».

Ha già detto che, passata l’emergenza, servirà un dibattito serio sulla sanità pubblica. Cosa pensa si debba fare?

«Il sistema sanitario pubblico è un patrimonio nazionale, su cui bisogna investire di più. E i 4 miliardi in più sul Fondo sanitario nazionale per il 2020, frutto dell’intesa fra governo e Regioni, sono un segnale importante: la strada è questa ed è obbligata».

C’è chi ha accusato governo e Regioni di aver incentivat­o troppo le privatizza­zioni nella sanità.

«In Emilia-romagna abbiamo difeso e investito nella nostra sanità pubblica, anche di fronte a chi proponeva il modello opposto. Quanto ai privati, in questa emergenza stanno collaboran­do: valgono per loro le regole del pubblico, a partire dal dover differire ogni prestazion­e non urgente. Non è questo il momento delle differenze, serve unione e il contributo di tutti».

Nonostante le restrizion­i per l’emergenza coronaviru­s, in molti, tutti i giorni, stanno andando al lavoro, mettendo a rischio la propria salute. Come pensa di intervenir­e su questo tema?

«Governo e parti sociali hanno firmato un accordo per garantire la sicurezza nei luoghi di lavoro. Va fatto rispettare, punto. I luoghi di lavoro dove non è garantita la sicurezza vanno chiusi finché non si determinan­o condizioni opposte. Come Regione noi aumenterem­o i controlli».

Con le scuole cosa pensa si debba fare? Quando è ipotizzabi­le una riapertura?

«Andranno riaperte solo quando potrà essere garantita la tutela della salute di bambini, ragazzi e lavoratori, non altro».

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