Corriere della Sera

«No alla corsa anche da soli. È un rischio»

Il medico sportivo Casasco: fate attività in casa. Andare fuori è venir meno a un dovere civico

- Margherita De Bac mdebac@rcs.it

«No alla corsetta, anche se in solitario è comunque un modo di esporre noi stessi e la comunità al rischio di contagio. Chi esce per jogging tende a sostare presso le panchine, fermarsi per lo stretching. Abitudini da dimenticar­e». Francesco Casasco, presidente della Federazion­e europea medici dello sport e di quella italiana, parla da Brescia, dove abita, segregato. «Vado una volta al giorno in studio perché devo farlo. Per il resto seguo alla lettera le misure di prevenzion­e».

Niente corsa per strada, neppure in quelle meno battute

● Maurizio Casasco, 64 anni, è il presidente della Federazion­e medico sportivo italiana (Fmsi)

e in orari controcorr­ente?

«No, correre per la strada è una fuga dai propri doveri civici ed è un rischio ulteriore. Sono d’accordissi­mo con chi sostiene la linea di estremo rigore. Non ci devono essere zone grigie nei nostri comportame­nti. E poi mi chiedo, all’improvviso gli italiani sono diventati tutti così sportivi? Mah...».

E chi vuole tenersi in forma?

«L’attività dentro casa è un buon sostitutiv­o anche in mancanza di giardino e terrazzo. Ci sono chat e programmi web che propongono schemi di allenament­o per ogni livello. Bastano un tappetino e, per chi l’ha, una cyclette. Il virus quando arriva non fa condoni né sanatorie».

Avete annunciato lo stop per il settore giovanile scolastico fino al 30 giugno. La stagione è finita?

«Sì. Inutile tergiversa­re. La gente ha bisogno di certezze, si riprende a settembre».

Lei è presidente anche europeo. Cosa stanno facendo le altre federazion­i sportive?

«L’esperienza italiana è vista come un modello da seguire non solo perché siamo il primo Paese occidental­e ad affrontare questa emergenza, ma anche in quanto noi siamo sempre stati un punto di riferiment­o, come federazion­e medica del Coni e come società scientific­a. La nostra specialità è nata qui con l’istituzion­e di un corso post laurea di 4 anni».

Il mondo dello sport come la sta prendendo?

«Smettiamol­a di parlare di quando riparte il campionato. In questa fase così difficile per la nazione dobbiamo avere senso di responsabi­lità. Ognuno deve rinunciare a una parte dei propri interessi. Sportivi, profession­isti, presidenti di federazion­e, chi tratta i diritti televisivi del calcio. Rispettiam­o la scala dei valori. Spazziamo il campo da preoccupaz­ioni ridicole di fronte a quanto sta succedendo».

Il rigore

«Vivo a Brescia. Sono d’accordissi­mo con chi sostiene una linea di estremo rigore»

Il calcio? Finiamola di parlare di quando riparte il campionato È ridicolo rispetto a quello che succede

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