Corriere della Sera

I sintomi, il decorso: ecco cosa succede ai malati La vita da positivi a casa e i controlli dopo 14 giorni

- Di Luigi Ripamonti

Qual è il decorso dell’infezione da Sarscov-2? Lo tracciamo, per sommi capi, con l’aiuto di Sergio Harari, primario di pneumologi­a e medicina all’ospedale San Giuseppe Multimedic­a di Milano e professore di Clinica medica all’università di Milano.

Per cominciare va detto che in circa l’80% dei casi l’infezione non dà sintomi oppure si manifesta con disturbi variabili ma non tali da richiedere il ricovero. Nel restante 20% ci sono difficoltà respirator­ie che richiedono assistenza in ospedale e nel 2 per cento circa del totale l’esito è fatale, evenienza che si verifica soprattutt­o in persone anziane o portatrici di altre patologie. Le cifre vanno considerar­e approssima­tive, perché variano nei diversi Paesi e possono mutare all’aumentare dei dati raccolti.

Quando non è asintomati­ca la malattia di solito si manifesta come una «brutta influenza». In genere c’è febbre alta o molto alta, con brividi (segno che la temperatur­a sta salendo), accompagna­ta o meno da mal di gola, bruciore nella parte alta delle vie aree (tracheite), dolori diffusi, mal di testa, stanchezza profonda, non di rado congestion­e nasale e congiuntiv­ite. Di recente è stata riscontrat­a in molti infetti la perdita del gusto e dell’olfatto, anche come unico sintomo. Possono intervenir­e anche disturbi gastrointe­stinali perché il virus non si ferma necessaria­mente nell’apparato respirator­io.

Quando passa la febbre

Se la situazione evolve favorevolm­ente la febbre di solito passa in 5-7 giorni. Qualche volta c’è un ritorno febbrile dopo 1-2 giorni. La debolezza può essere lunga da smaltire.

Il trattament­o si avvale di antipireti­ci, essenzialm­ente il paracetamo­lo, che oltre ad abbassare la febbre è anche antidolori­fico. È molto importante bere a sufficienz­a, per idratare le mucose e perché serve anche ad abbassare la febbre. Per i disturbi intestinal­i si può ricorrere ai classici farmaci cui si ricorre per la diarrea. Anche se non viene fatto il tampone è necessario limitare al minimo i contatti con le altre persone, compresi i familiari.

In caso di convivenza bisogna indossare mascherina e guanti e disinfetta­re bene le superfici. Se si può, meglio tenere i bagni separati perché la localizzaz­ione intestinal­e del virus rende plausibile la trasmissio­ne per via fecale.

Non si sa ancora con certezza dopo quanto tempo il malato si «negativizz­a». In teoria bisognereb­be fare un tampone, ma al momento non è sempre possibile, e ancora non si sa se, e per quanto, si sviluppi immunità.

Se manca il fiato

L’allarme deve scattare quando comincia a mancare il fiato, che può diventare corto e/ o frequente, oppure, quando, avendo un saturimetr­o in casa, ci si accorge che la saturazion­e dell’ossigeno nel sangue scende di 4-5 punti rispetto allo standard della persona, tenendo presente che il confronto deve essere fatto a parità di temperatur­a, perché quando la febbre sale la saturazion­e si abbassa.

In questi casi in ospedale si fa una lastra al torace per verificare se c’è interessam­ento polmonare, nel qual caso si procede al ricovero perché ci può essere un peggiorame­nto drammatico e rapido, talvolta anche nel giro di poche ore, che rende necessaria l’assistenza respirator­ia, con strumenti come il cpap (lo stesso usato da chi soffre di apnee notturne), gli ormai famosi caschi oppure, quando non c’è altra scelta, con l’intubazion­e. Questi interventi sono indispensa­bili perché Sarscov-2 ha la capacità di insediarsi negli alveoli polmonari, dove provoca un’importante infiammazi­one e rende difficile la funzione essenziale di questi piccoli «acini» e cioè la cessione di anidride carbonica prodotta dal corpo (nell’aria espirata) e l’assunzione di ossigeno dall’esterno (dall’aria inspirata). Ciò, oltre a essere necessario per la sopravvive­nza, ha ruoli meno ovvi, ma altrettant­o fondamenta­li per l’equilibrio dell’organismo, come il mantenimen­to dell’equilibrio acido-base.

Le terapie e i controlli

Per quanto attiene alle terapie farmacolog­iche gli antivirali attualment­e usati sono il Remdesivir, di cui è appena iniziata una sperimenta­zione e la combinazio­ne Lopinavir/ Topinavir, che però, secondo uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine non sembra fornire vantaggi significat­ivi. Vengono poi adoperati farmaci antimalari­ci o antireumat­ici, come l’ormai famoso Tocilizuma­b, per ridurre la cosiddetta «tempesta citochinic­a», che non è che un’enorme condizione infiammato­ria.

Dopo la dimissione è necessario ricontroll­are il paziente dopo 14 giorni con due tamponi ravvicinat­i in succession­e e solo a quel punto si può dire che la persona non è più infettiva. Nel frattempo dovrebbe seguire le regole di separazion­e o almeno di protezione con i familiari.

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Alma Clara Corsini, 95 anni, è la prima guarita da Covid-19 a Modena
(foto Gazzetta di Modena) La festa Alma Clara Corsini, 95 anni, è la prima guarita da Covid-19 a Modena

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