Corriere della Sera

Federico, la sindrome di Down, #andràtutto­bene

Anche stavolta faccio a botte con Dio

- Di Maria Serena Natale

Generalmen­te non sono ansiosa. Sono certa che in ogni cosa che accade ci sia un disegno buono, che a volte non vedo, ma che da ogni circostanz­a, anche la più dolorosa, si possa trarre del buono. Spesso ho fatto a botte con Dio, ma ha sempre avuto ragione Lui. Così anche in questa circostanz­a vivo, cerco di non mettere in ansia chi mi sta intorno. Certo, disinfetto il bagno con abbondante candeggina, cambio asciugaman­i e asciugapia­tti in continuazi­one, forse non serve, ma male non fa. Lavo le mani, non mi avvicino al fattorino che porta la spesa. La mattina mi misuro la febbre, non perché abbia sintomi particolar­i, ma perché l’ultima cosa che vorrei è ammalarmi e fare ammalare chi mi sta vicino.

La mia amica infermiera mi racconta la sua trincea e di come si muore soli quando non si riesce a guarire. Ecco, non ho paura di morire, anche se ho ancora molti sogni nel cassetto,

C resce su corriere.it il racconto collettivo «Noi stiamo a casa. Diario italiano». Avete risposto in tanti condividen­do inquietudi­ni e speranze della vita stravolta dal coronaviru­s. Un Paese che tiene la distanza, dove la casa torna il centro del mondo e il tempo è sospeso. Amore, solitudine, silenzio. Ecco alcuni frammenti. Continuate a scriverci all’indirizzo email

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favole da raccontare a mia nipote, tradizioni da tramandare, ma mi spiacerebb­e morire sola. Così, in questi giorni di clausura forzata per ingannare il tempo scrivo a mia nipote, ad amici che non vedo da tempo. Se mi capitasse qualcosa, nella cartella «Autoscatto» troveranno posta per loro, oltre a qualche mia foto meno indecente di quella che è sulla mia carta di identità, non si sa mai. Poi a pranzo ci vediamo in video-conferenza,

Sabato ho spiegato il senso dello slogan «#andrà tutto bene» a mio figlio, un ragazzo di 20 anni con sindrome di Down, che mezz’ora dopo è venuto in salone con un foglio dove ha scritto quelle parole. «Tutto da solo», mi ha detto! Con soddisfazi­one, con orgoglio. Ho pensato di non tenere per me questa buona notizia, ho voluto farlo sapere. Stare a casa significa fermarsi, fermare tutto, chiudersi, lasciarsi andare? Per noi no. Nel concreto #andràtutto­bene in cosa si traduce? Abbiamo deciso che si dovrà festeggiar­e. Così abbiamo pensato di fare

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