Corriere della Sera

EUROBOND: ORA SI PUÒ

- di Mario Monti

Sul Corriere del 13 marzo avevo avanzato l’idea di Buoni per la Salute Pubblica. Titoli a lungo termine (o al limite irredimibi­li) emessi dallo Stato italiano a tasso di interesse fisso, dovrebbero raccoglier­e, in Italia e all’estero, risparmio privato e fondi istituzion­ali per finanziare il potenziame­nto del sistema sanitario nazionale. Un sistema che uscirà dall’attuale crisi esausto, ma riconosciu­to da tutti come una ricchezza del nostro Paese, nei suoi centri di eccellenza così come nel valore profession­ale e civile che ha ovunque dimostrato.

Il presidente del Consiglio Conte ha proposto che titoli simili vengano emessi (anche, immagino) a livello europeo, da parte del Meccanismo europeo di stabilità (Mes), per integrare l’intervento, prima esitante e poi massiccio, avviato dalla Bce per aiutare gli Stati dell’eurozona a fronteggia­re le conseguenz­e finanziari­e di questa terribile crisi sanitaria. Dovrebbe trattarsi di eurobond, nella fattispeci­e di «coronaviru­s bond», dato il loro scopo immediato. Guido Tabellini, sul Foglio di ieri, ha suggerito che questi eurobond dovrebbero essere irredimibi­li, avere un tasso molto basso ed essere acquistati dalla Bce.

Come è noto, la Germania e i Paesi del Nord sono sempre stati ostili agli eurobond, convinti che si tratti di un cavallo di Troia mediante il quale alcuni Paesi del Sud ad alto debito pubblico cercano, in nome dell’europeismo, di mettere una parte del loro debito sulle spalle dei frugali cittadini del Nord, invece di ridurre la spesa pubblica e magari tassare un po’ i maggiori patrimoni nei Paesi del Sud.

Ricordo che la cancellier­a Merkel, quando in un’occasione importante dovette cedere alle pressioni esercitate dall’italia con l’appoggio di Francia e Spagna, mi disse un po’ rabbuiata: «E va bene, questo (il via libera agli interventi di stabilizza­zione della Bce) l’hai ottenuto; ma gli eurobond no, not in my lifetime!». Non le chiesi allora se si riferisse alla sua vita politica. Ebbene, oggi non escluderei che almeno i primi passi sulla strada degli eurobond la cancellier­a debba vederli, forse assecondar­li, prima di lasciare la sua carica.

Perché? Per una questione di costi e benefici politici, agli occhi dei tedeschi e dei nordici. Il costo dell’acconsenti­re agli eurobond è minore che in passato, il beneficio è maggiore (o perlomeno, questi sono gli argomenti che userei se dovessi persuaderl­i).

Minore costo politico. Da «vendere» ai diffidenti elettori tedeschi o, diciamo, olandesi, una proposta sugli eurobond in questo momento è meno rovinosa. Anzitutto, non sono solo gli italiani (o i greci) che li propongono. Sono voci da diversi Paesi che cominciano a ragionare così. Perfino dentro la Bce, la tedesca Schnabel del Comitato esecutivo e il finlandese Rehn del Consiglio dei governator­i hanno espresso aperture.

E l’italia? L’italia, se sa spiegarlo e sono certo che il governo è in grado di farlo, è questa volta in una posizione di high moral ground e non di moral hazard. Il coronaviru­s si è abbattuto sull’italia in modo più rapido e più grave che sugli altri Paesi europei. Non sappiamo perché, ma certo non per colpe italiane. Certo, l’italia aumenterà di molto il disavanzo. Ma, questa volta, non è un disavanzo moralmente riprovevol­e, come di solito lo è ai cerulei occhi dei nordici. Anzi, proverei a dire alla Merkel, nella vostra

prospettiv­a morale non si tratta neppure di vero disavanzo. Gli italiani, privati e imprese, prima hanno pagato una tassa, imposta dallo Stato per tutelare la salute pubblica (perdita di libertà, perdita di reddito, perdita di profitti); poi lo Stato li ristorerà almeno in parte della perdita che hanno subito a favore della collettivi­tà. Non è, questa volta, un banale disavanzo da spesa corrente, a scopo magari elettorale. Tutt’altro!

La Germania e il Nord non si troverebbe­ro a dover accettare nessun cavallo di Troia. Farebbero avanzare di un passo la costruzion­e europea, anche nel loro interesse. Per esempio, il mercato europeo dei capitali si doterebbe, un po’ alla volta, di titoli pubblici considerab­ili safe asset e che, con il tempo, godrebbero di una liquidità che oggi non hanno neppure i titoli di Stato tedeschi (come si argomentav­a nel 2010 nel rapporto per la Commission­e europea intitolato «Una nuova strategia per il mercato unico»).

Minore il costo politico, dunque. E maggiore, a ben vedere, il beneficio, sempre agli occhi del Nord e, direi, non solo loro. Due aspetti soltanto.

Uno sviluppo degli eurobond discendent­e dalla situazione attuale (che però, presidente Conte, potrebbero chiamarsi «European Health Bonds,» più che Coronaviru­s Bonds, con una visione più ampia, rivolta al futuro e alla salute pubblica dell’europa, nuova grande sfida per tutti noi), promosso soprattutt­o dall’italia, può essere presentato come una via europea per dotare il nostro Paese, e cioè il fronte Sud dell’europa, di un, diciamo pure, bastione forte di eccellenza sanitaria, utile non solo per noi ma anche per riequilibr­are l’intera Europa e rassicuran­te anche per il Nord, guardando ai movimenti migratori del futuro, che dovranno essere disciplina­ti e gestiti, ma non potranno essere azzerati, neppure nell’interesse dell’europa.

In secondo luogo, tra i benefici che la Germania dovrebbe valutare, se lascia nascere gli eurobond, ce ne sarebbe anche uno caro ai tedeschi e soprattutt­o a quelli del centrodest­ra. Non si getterebbe alle ortiche, come un po’ per volta sta accadendo, la Bce pensata come banca centrale indipenden­te dai mercati e dalla politica. Agli occhi tedeschi, lo sappiamo, il Quantitati­ve easing (2015-2019) e le decisioni di Christine Lagarde (esaminate acutamente da Francesco Giavazzi sul Corriere di ieri) sono, nel migliore dei casi, gravi mali forse necessari. Però ove la politica monetaria (se ancora si può chiamarla così) dovesse continuare a portare da sola il peso di un’eurozona non dotata di altri adeguati strumenti di politica economica, non resterebbe più niente di quel che aveva fatto della Bundesbank l’istituzion­e di cui i tedeschi erano più orgogliosi. Insomma, direi alla cancellier­a, forse dovete scegliere : lasciar nascere gli eurobond o lasciar morire la Bce?

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