«Il Patto di stabilità è sospeso Italia, esempio meraviglioso»
Von der Leyen, presidente della Commissione: non permetterò mai che gli interessi dei singoli Stati prevalgano. Voi siete un esempio meraviglioso per l’ue
L’Italia sta pagando il prezzo più alto all’emergenza coronavirus. Ma l’europa manda un segnale. «Il Patto di stabilità è sospeso» dice al Corriere la presidente della Commissione Ursula von der Leyen. «Io non permetterò mai che gli egoismi prevalgano. Amici italiani, siete un esempio meraviglioso».
È il 20 febbraio quando scopriamo il primo caso di coronavirus in Lombardia, a Codogno. Di lì a poco — in un crescendo terribile — esplode l’emergenza che stiamo vivendo. Da allora in Italia sono morte oltre 4.000 persone. L’11 marzo la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, decide di mandare un messaggio al Paese, il più colpito d’europa. «Siamo tutti italiani», dice, nella nostra lingua.
Ai primi casi significativi di coronavirus in Italia, l’europa — come gli Stati membri — è parsa esitare, prendere tempo. Noi ci siamo sentiti soli, come durante la crisi dei migranti, anzi: molto di più. Solo il suo messaggio ci ha ridato la sensazione di essere parte di una comunità. C’è stato un ritardo, troppa cautela? Perché? I più critici hanno sottolineato come il cambio di passo sia avvenuto quando la curva dei contagi ha agganciato Germania e Francia...
«Quello che tutti abbiamo capito è che nessuno Stato membro può fronteggiare questa minaccia da solo, dobbiamo lavorare insieme e aiutarci reciprocamente. Il virus non ha confini e l’unione europea è più forte quando mostriamo piena solidarietà: questo è quello che voglio trasmettere agli italiani, non solo a parole, lo dimostreremo anche con i fatti».
Il premier Giuseppe Conte ha detto al Financial Times
che «la strada da seguire è aprire le linee di credito del Meccanismo europeo di stabilità (Mes) a tutti i Paesi membri per aiutarli a combattere le conseguenze dell’epidemia». La Commissione è favorevole? State prendendo in considerazione la proposta italiana di coronavirus bond o di un fondo di garanzia europeo per coprire la spesa sanitaria degli Stati?
«Partiamo dai coronavirus bond: in questo tempo di crisi stiamo guardando a tutti gli strumenti a disposizione e possibili a sostegno dell’economia europea. Ogni strumento utile sarà messo sul tavolo. Sì, stiamo valutando l’opzione dei coronavirus bond e altre. La Commissione, e questo è importante per l’italia, concederà la massima flessibilità sugli aiuti di Stato e sul Patto di stabilità così il governo italiano potrà aiutare le imprese e il mercato del lavoro, e investire nel settore della sanità. Le regole del Patto di stabilità, solitamente rigide, sono state molto allentate. Per la prima volta nella Storia ho attivato la clausola di sospensione del Patto di stabilità. Significa che il governo italiano potrà mettere nell’economia tanto denaro quanto serve. Le normali regole di bilancio, quelle sul debito ad esempio, non saranno applicate in questa fase. Poi abbiamo un’iniziativa per gli investimenti. Soldi che vengono dai fondi strutturali inutilizzati, che l’italia non potrebbe più usare e che invece noi le lasciamo. I fondi potranno essere usati in tutti i settori considerati prioritari: sono 11 miliardi. L’italia potrà investirli nelle piccole e medie imprese, o per la disoccupazione di breve termine o altro. In più attraverso la Banca europea per gli investimenti forniremo 8 miliardi di garanzie a livello europeo per i prestiti che le Pmi possono usare. La Commissione ha messo sul tavolo un pacchetto fortissimo che si completa con la nuova potenza di fuoco annunciata dalla Bce».
Seguire la curva dei contagi nella Ue è complicato perché ogni Stato adotta criteri differenti per testare le persone a rischio, registrare i malati, infine definire le cause dei decessi. È possibile pensare invece a un protocollo comune che, tra l’altro, aiuterebbe a prendere decisioni rapide per individuare nuovi focolai?
«Il virus si sta muovendo in modo e con velocità non simmetriche negli Stati membri. I Paesi hanno attuato misure diverse. A livello europeo adottiamo linee guida sulla base di quello che dicono gli esperti, ad esempio dell’oms, e abbiamo creato un comitato di consulenti Ue, di cui fa parte Maria Rosaria Capobianchi, direttrice del laboratorio di virologia dell’istituto Spallanzani. Ci hanno dato indicazioni su come procedere per i test e sulle misure sociali, come la distanza o l’isolamento, che sono state recepite molto bene e discusse giovedì in videoconferenza tra i ministri
Gli strumenti Stiamo valutando l’opzione dei coronavirus bond e altre nuove misure
Bruxelles Ursula von der Leyen è presidente della Commissione Ue. È stata ministra della Famiglia, del Lavoro e della Difesa in Germania.
Ha 61 anni, sette figli di cui due gemelle ed è laureata in medicina. È la prima donna a capo della Commissione della Salute. Abbiamo impostato lo schema per sviluppare linee guida comuni per le questioni urgenti. Ma abbiamo anche avviato la ricerca per dare risposte a domande difficili nel medio termine, come le terapie e i vaccini: ci siamo assicurati che una delle società leader, che sta sviluppando un vaccino contro il coronavirus, non fosse comprata dagli Stati Uniti ma rimanesse in Europa. Le abbiamo dato 80 milioni di euro attraverso la Banca europea per gli investimenti».
La Commissione si sta impegnando a trovare soluzioni comuni. Ma gli Stati membri mostrano la solidarietà richiesta e necessaria?
«Partiamo da un esempio: l’approvvigionamento di materiale sanitario, situazione difficile in Italia. Il commissario al Mercato interno ha detto a tutte le imprese di aumentare la produzione; abbiamo ottenuto che alcune aziende cambiassero le loro linee di produzione, come ad esempio quelle tessili che ora fanno mascherine e camici di protezione. Ora compriamo insieme materiale sanitario sul mercato mondiale — mascherine, camici, respiratori, guanti, tamponi — perché il potere di acquisto dell’unione è molto più ampio di quello degli Stati membri presi singolarmente. Mercoledì ho parlato con il primo ministro cinese. All’inizio dell’epidemia l’ue inviò più di 50 tonnellate di materiale medico alla Cina. Che adesso vuole ricambiare, ci donerà due milioni di mascherine chirurgiche, 200 mila di sicurezza e 50 mila tamponi. La prossima settimana li spediremo immediatamente in Italia. Inoltre la Cina ha aperto il canale degli approvvigionamenti così potremo comprarli. Il virus non ha confini, dobbiamo essere uniti nel combatterlo, non solo a livello europeo ma mondiale».
Nell’area Schengen 13 Paesi su 26 hanno chiuso i confini a causa della pandemia (Germania, Finlandia, Austria, Danimarca, Ungheria, Repubblica Ceca, Polonia, Lituania, Estonia, Norvegia, Svizzera, Spagna e Portogallo). L’italia e altri non lo hanno fatto. C’è il rischio che durante questa crisi, e
Abbiamo messo sul tavolo un pacchetto fortissimo che si completa con le nuove scelte Bce
Grande e giusta la riconoscenza di tutti i cittadini europei verso i nostri eroi: medici e infermieri
soprattutto alla fine, l’europa si ritrovi divisa tra Nord e Sud?
«Non lo permetterò mai. Capisco che i governi debbano rallentare la diffusione del virus, ma dobbiamo tenere il mercato unico il più possibile operativo e fluido. Alcuni Stati membri hanno chiuso i confini interni: noi abbiamo immediatamente messo sul tavolo delle linee guida per introdurre corsie preferenziali, corridoi dedicati al trasporto delle merci essenziali e del materiale sanitario, e per permettere all’economia di andare avanti. All’inizio la situazione era critica, ora è migliorata».
Il suono di un’ambulanza, così frequente in questi giorni a Milano, interrompe l’intervista telefonica. Per qualche minuto non ci sono parole, è un richiamo lacerante alla realtà delle persone che le istituzioni europee sono chiamate a proteggere.
Nel fronteggiare le emergenze, quella migratoria prima e ora la pandemia, l’unione sta mostrando i limiti di una costruzione mai finita. A quale strategia sta pensando per unire finalmente le forze?
«L’unione europea è tutti noi. Le crisi come questa ci fanno capire quanto preziosa sia la famiglia europea. Il nemico è sconosciuto, invisibile, orribile, ma abbiamo capito che stando assieme possiamo affrontare meglio le difficoltà che da soli. È meraviglioso vedere la solidarietà tra i cittadini europei, tutte le persone che ogni sera, al termine di un’altra giornata di lotta, mostrano riconoscenza verso i propri eroi: i medici e gli infermieri. Oppure sentire che cantiamo la stessa canzone. Sì, all’inizio ci sono state delle difficoltà, ma poi è tornato il senso di appartenenza, è cresciuto il sentimento che solo insieme possiamo combattere il virus e proteggere la nostra economia. Io credo che l’unione europea ne uscirà più forte».
In questi giorni così concitati riesce a rimanere in contatto con la sua famiglia?
«Mio marito e i miei figli (ne ha sette, ndr) mi stanno sostenendo con vigore, capiscono quello che sto facendo qui al Berlaymont. Alla sera usiamo Skype, così ci possiamo vedere e mi trasmettono molta forza. Comprendono che devo stare qui, ci sono così tante persone al lavoro in Europa, mi sento sostenuta da una comunità forte tutt’intorno. Questo mi dà un’energia in più, una resistenza maggiore».
Quando lei ha detto «siamo tutti italiani», anche se per noi un po’ tardi, è stato davvero importante.
«Ci sentiamo vicini agli amici italiani. Faremo tutto quanto è possibile per aiutare l’italia, lo stiamo davvero facendo. Siamo profondamente colpiti da come state affrontando questa crisi. Siete un esempio meraviglioso per il resto d’europa. Lo ripeto: siamo tutti italiani».