Una casa da riorganizzare Il nostro cielo in una stanza
La scrivania, la cucina, la palestrina, la poltrona: una nuova «relazione»
I
mprovvisamente, ci si ritrova chiusi tra le mura domestiche. Una dimensione mai sperimentata prima, che ci fa guardare con occhi diversi alle cose di sempre. Arredi da riscoprire o riconvertire, una stanza dove passare più tempo o trasformare per altri usi. Siamo andati a trovare (virtualmente) quattro personaggi creativi che ci hanno raccontato la seconda vita delle loro case in tempi di emergenza.
L’ufficio da salotto
Immaginare e disegnare. Studiare nuovi materiali e colori: il lavoro da designer. Cristina Celestino si è trovata a doverlo riorganizzare nei pressi del divano. Per l’esattezza, sul tavolo da pranzo anni ’40 del soggiorno. «L’avevo già usato per riunioni, mai però come scrivania», racconta. Oggi, accanto al pc, ci sono mazzette di tessuti, campioni di legni, libri e l’immancabile lampada. «Appena è scattato il lock down sono andata nel mio studio a recuperare i campioni di materiali su cui sto lavorando e i libri, che mi servono nei progetti appena avviati», spiega. Tutto è a portata di mano, in convivenza con quello che sul tavolo c’è di solito: «Un vassoio pieno di modellini e prototipi di arredi (era il centrotavola) e la lampada anni ’50. Ora utilissima». Un contesto piacevole, ma forse non basta: «Essere creativi in questo frangente è difficile. E poi mi mancano i miei collaboratori». A eccezione della figlia, che lo è quasi diventata, condividendo questa nuova scrivania.
Finalmente ai fornelli
Dai viaggi per l’italia in cerca delle realtà agroalimentari per il suo programma, alla riscoperta della cucina di casa. Daniela Ferolla, conduttrice tv, ha approfittato di questo riposo forzato per tornare ad alimentare la passione per i fornelli. «È una dimensione nuova. Sono sempre in viaggio e mai mi capita di stare giorni interi a casa. Così ho colto l’occasione di rispolverare i piatti della mia infanzia, laboriosi, che non riesco mai a preparare», racconta dalla sua ben attrezzata cucina. In bella vista ci sono l’estrattore, la macchina per il pane («Sto sperimentando le farine integrali. E a breve mi cimenterò nella pizza»), l’impastatrice: «Essendo golosa, cerco di evitare di preparare dolci». Unica eccezione, le crostate: «Così uso le marmellate di mia sorella, dal Cilento, la nostra terra: portano in cucina i ricordi della mia infanzia». Per (irrinunciabili) ricette dell’affetto.
Corsa nel soggiorno
Ogni giorno due allenamenti, alla mattina presto e alla sera, in palestra. Così lo stilista Massimo Giorgetti, ai primi segnali di chiusure, ha deciso di attrezzarsi per proseguire tra le pareti di casa: «Avevo già tappetino e pesi, per cui ho ordinato online un tapis roulant. Arrivato proprio tre giorni fa», racconta. Un attrezzo che gli ha fatto riconsiderare il soggiorno: «Ho solo spostato un po’ il divano e l’ho sistemato davanti alla finestra, con una luce ideale». Alla mattina attività a corpo libero, all’imbrunire yoga, dopo pranzo i pesi: «Ho scoperto la bellezza di potermi allenare durante tutta la giornata», rivela. «Correre nel soggiorno di casa è una sensazione bellissima: mi libera dallo stress», spiega. «Il momento è complicato. E la ginnastica aiuta». Con un altro aspetto positivo: «Finalmente riesco a godermi la casa: non mi capita mai. Sto scoprendola con altri occhi. Per la prima volta, senza frenesia».
La poltrona ritrovata
Il panorama di Napoli è alle spalle. «Altrimenti non potrei concentrarmi a leggere», dice lo scrittore Maurizio de Giovanni, seduto in poltrona. La scrivania è lì vicino, ma questi giorni di isolamento sono dedicati alla lettura. «Ho una vita estroflessa, tra presentazioni e festival. In casa, invece, la dimensione è solo lavorativa: scrivo e, se leggo, è per ispirazione», spiega. Libri di evasione, solo in vacanza. In questi giorni è diverso: «Ho recuperato la mia “postazione da lettura”: prima guardavo la poltrona come un sogno, ora è diventata il mio luogo quotidiano». Solida struttura in legno, cuscini in pelle nera: «Mi accompagna dalla mia prima casa, fine anni ’80. E mi piace sempre, soprattutto per i due braccioli a tavolino: ci appoggio la tazzina di caffè. Senza, non riesco a leggere». Un tempo sospeso come questo, che cosa lascerà al de Giovanni scrittore? «Un senso di privazione delle certezze, ma anche la riconquista di una dimensione individuale e il piacere ritrovato per le cose ovvie. Niente però da raccontare. Rimarrà solo un’esperienza».
Il tavolo da pranzo anni ‘40 ora è la mia affollata piattaforma di lavoro
Cristina Celestino
L’estrattore, la macchina per il pane: ritrovo la voglia di sperimentare
Daniela Ferolla
Ho preso online il tapis roulant Mi godo la casa facendo molto sport
Massimo Giorgetti
Recuperata la postazione di lettura.
E i braccioli sono ideali per il caffé
Maurizio de Giovanni