I ragazzi di High School
Romanticismo, inquietudini adolescenziali, passioni gay: dopo 12 anni la Disney rilancia il musical con una serie
Ogni spettatore troverà qualcosa in cui riconoscersi La trama è incentrata sulla ricerca delle persone con cui si vuole condividere la vita
In arrivo La fiction segna l’avvio della piattaforma in streaming
U na trilogia di film che è stata un successo planetario e ha generato progetti con diverse declinazioni (fumetti, videogiochi, concerti, libri), un fenomenale magnete dell’intrattenimento di massa per adolescenti. High School Musical — il secondo film fu trasmesso in oltre 100 Paesi e fu visto da una platea globale di 295 milioni di spettatori, lanciò la carriera di Zac Efron (soprattutto) e Vanessa Hudgens — torna a 12 anni di distanza in una nuova veste, una serie tv in 10 episodi (titolo chilometrico: High School Musical: The Musical: La serie). Il via martedì 24 su Disney+, giorno di debutto della nuova piattaforma di streaming creata dalla multinazionale dell’intrattenimento.
Il know-how Disney è radicato nel ramo «serie per teenager», successi costruiti a tavolino con un consolante ed eterno ritorno dell’uguale che pesca nel solco narrativo tracciato da Hannah Montana: storie di adolescenti tra amori e amicizia, scuola e musica, in un meccanismo di identificazione che si accende sempre come un riflesso pavloviano.
Qui la storia segue un gruppo di studenti alle prese con la loro prima rappresentazione scolastica di High School Musical: The Musical. Rivisitazione aggiornata del film, la serie è ricca di riferimenti metacinematografici allo stesso franchise di High School Musical ed è girata con telecamere a mano in stile mockumentary (un finto documentario) con nuove canzoni in ogni episodio — molte delle quali eseguite dal vivo da un cast di adolescenti — oltre a versioni rivisitate di brani tratti dai film originali. La trama si innerva nel più classico immaginario Disney: amori nascenti, amicizie vacillanti, aspre rivalità destinate a cambiare per sempre le vite di questo nuovo gruppo di studenti della East High.
Una serie corale dove emergono tre protagonisti, in un classico triangolo alla Jules e Jim (più o meno, chissà quanto piacerebbe a Truffaut essere rivisto e corretto secondo i canoni Disney). Ricky (interpretato da Joshua Bassett) spera di riconquistare il cuore della sua ex ragazza Nini (Olivia Rodrigo), appena tornata dal campo estivo teatrale con un nuovo fidanzato, E.J. (Matt Cornett), che vede la vita come una competizione e considera Ricky il suo peggior nemico.
Joshua Bassett, 19 anni, aveva le idee chiare: recita da quando ha 8 anni, canta e suona il piano e la chitarra, Disney gli ha regalato la sua prima apparizione importante: «La storia segue un gruppo di studenti delle superiori che stanno realizzando una produzione di High School Musical nella scuola in cui hanno girato High School Musical — spiega l’attore —: è un mix di musica, commedia, teatro e molto altro ancora. Chiunque guardi la serie troverà qualcosa in ogni personaggio in cui riconoscersi. Lo show è incentrato sulla ricerca della tua tribù, il tuo clan, le persone con cui ami condividere la vita: unire persone affini è una delle grandi opportunità che ti danno il teatro e il musical».
Il colosso dell’intrattenimento che, grazie ai suoi canali diffusi in tutto il mondo, ha una capacità di penetrazione nell’immaginario collettivo e nel canone estetico come pochi, si adegua al passo con i tempi: la serie include infatti anche molti temi Lgbt (dalle coppie omosessuali all’omogenitorialità) perché l’amore e la musica in fondo sono pretesti per cercare di raccontare i ragazzi contemporanei. «Parliamo delle insicurezze, delle gelosie, dei problemi degli adolescenti di oggi».
La storia personale di Joshua Bassett è stata complicata, da una parte aveva le idee chiare, ma dall’altra ha seguito un percorso di formazione irregolare: «Per me trovare la mia tribù di appartenenza è stata sicuramente una lotta. Ho studiato a casa per tutta la vita e molte persone cercavano di farmi sentire stupido per questo motivo. Crescendo, mi sono sempre sentito un po’ fuori posto perché non è “normale” essere istruiti a casa. Quindi non sono mai stato il ragazzo cool. Ma attraverso il musical ho trovato persone per cui cose del genere non avevano importanza. Tutti mi amavano per quello che ero. E il teatro è diventato la mia tribù».
L’attore Bassett