Addio a Stankovic grande capo Fiba Unì dilettanti e pro Ha allenato a Cantù
È morto a Belgrado a 94 anni Boris Stankovic (foto), personaggio storico della pallacanestro nonché membro del Cio. Per tutti era «Zio Boris». Oltre ad aver rappresentato l’immagine del potere (più in modo positivo che in negativo), è stato uno dei due artefici della caduta della barriera tra basket dilettantistico e professionistico. L’altro è stato David Stern, il commissioner della svolta della Nba negli anni 80, mancato a Capodanno di questo dannato 2020. Zio Boris, di natali bosniaci, faceva il veterinario al macello di Belgrado. Ma nel 1966 lasciò l’incarico per diventare coach di basket. Vinse 3 titoli tra Stella Rossa e Partizan, ma ben 4 con la piccola OKK, resa fortissima dal fuoriclasse Radivoje Korac. Nel 1966 passò a Cantù e due anni dopo fu scudetto, valorizzando tra gli altri Carlo Recalcati, futuro c.t. azzurro. Dal 1976 al 2002 Stankovic è stato segretario generale della Fiba, perfino più influente dei vari presidenti. È stato uno statista dello sport e ha avuto momenti felici e altri duri. Vide la sua Jugoslavia frantumarsi nell’odio: all’europeo 1995 i croati lasciarono il podio dove, sul gradino più alto, c’era la Serbia. Quello fu il giorno più doloroso della sua vita. Un altro scisma portò alla spaccatura tra la Fiba e la neonata Uleb (Eurolega), fu non meno sofferto: «Per decenni ho lavorato per i club, poi altri si sono fatti belli con i miei sforzi». può provare a stargli a ruota: una democratica sfida tra amatori e professionisti che sulla strada non sarebbe possibile.
Chi pensa a un giochino si deve ricredere. Negli ultimi dieci giorni, Strava, il social tematico che registra e mette online gli allenamenti di 200 professionisti di tutto il mondo, ha registrato una diminuzione dell’80% dei chilometri pedalati su strada. In compenso su Zwift e Garmin Connect (piattaforme di monitoraggio degli allenamenti sui rulli) imperversano le imprese degli ex vincitori del Tour de France, Thomas e Bernal. I due sono chiusi in casa e sudano su smart trainer che sono così sofisticati da fare inclinare la bici fino al 20% e da far variare le vibrazioni di pedalata al cambiare della rugosità dell’asfalto, rilevata dai tester dei tracciati delle grandi corse caricate nel simulatore.
Le uscite (si fa per dire) sui rulli, spiega il c.t. azzurro Davide Cassani, «in certi casi sono più efficaci per l’allenamento di quelle su strada». Oggi mancheranno, si capisce, il Mar Ligure sullo sfondo e le serre della città dei fiori. Ma, spiega Nibali, nel finale di una Sanremo sei «così concentrato che potresti pedalare sulla luna e non te ne accorgeresti».