«Noi, all’alba per fare le scorte Attesa media: un’ora e mezza»
Da Torino a Venezia, da Milano a Palermo, un’altra giornata a riempire i carrelli Per alcuni è «ansia da carestia», per altri l’occasione di uscire di casa senza rischiare multe Emma, 40 anni: «Mi sono portata un libro, Il Sosia di Dostoevskij. E l’ho qu
Milano si sveglia in coda. Immersa in una primavera che non può vivere e a un mese dall’inizio dell’emergenza Covid19, la capitale della Lombardia che ora teme di essere investita dal virus non sta a sentire le rassicurazioni di governo, Regione e Comune. La paura di rimanere senza scorte in frigo e in dispensa è più forte della garanzia che supermercati e negozi di alimentari rimarranno aperti, weekend compresi, senza riduzioni di orario. Salvo quelle minime decise dai gruppi della grande distribuzione, come Esselunga e Carrefour. Si ripetono le scene di un mese fa: acquisti di massa e file interminabili. Così ieri in tutto il Paese: da Torino a Roma, da Venezia a Palermo. Fino a tre ore di attesa a Bologna. La rincorsa alle prime posizioni parte prima dell’alba: alle 6.30 le code si snodano negli isolati dove sorgono queste oasi nel deserto cittadino che sono diventati i grandi supermercati. Chiamati, in tutta la Lombardia, a misurare la temperatura corporea dei clienti.
Palazzo Chigi ha deciso che alimentari e supermercati devono restare aperti nel fine settimana, ma nelle Regioni si va in ordine sparso. E dopo l’annuncio di Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna,
Sicilia, Campania e Calabria di chiudere nei festivi, i lombardi temono che presto toccherà anche a loro. Nonostante Comuni e Regione considerino la chiusura nei festivi un errore perché aumenterebbe l’assembramento negli orari disponibili.
La verità delle code milanesi ai tempi del coronavirus non è una sola, e le ragioni — insieme a paure e scuse — fanno da moltiplicatore. Se c’è chi si mette in coda all’alba e fa la spesa «anti-carestia» o chi la fraziona «per uscire di casa una volta di più» (ammettono Giuseppe e Anna, coinquilini, di fronte alla Pam di via Olona), molti non hanno scelta: lavorando, hanno solo il weekend per fare la spesa. All’esselunga di via Losanna la coda riempie l’isolato prima dell’apertura. Alle 16 la situazione non è cambiata. Leila, 37 anni, è l’ultima arri
vata. Le hanno detto di stimare «ottimisticamente» un’attesa di 92 minuti. «È la mia spesa settimanale: gli altri giorni lavoro da casa, non potrei rischiare di restare in fila per ore. Ora hanno ridotto gli orari (nei feriali si chiude alle 20, la domenica alle 15, ndr): la gente si ammassa di sabato». A Emma, 40 anni, manca solo l’ultimo lato che costeggia il supermercato. È in coda da un’ora e mezza, in mano tiene «Il sosia» di Dostoevskij, l’ha quasi finito. «Non temo che chiudano i supermercati nel weekend, ma in settimana lavoro: non ho scelta». Poco più avanti Maria, 25 anni, non nasconde invece «un po’ di paura» e preferisce «fare scorte aggiuntive».
La coda per entrare al Carrefour di via Bezzi si confonde con quella dei parenti che portano la biancheria pulita per gli anziani del Pio Albergo Trivulzio. Tina, 23 anni, è infermiera nella casa di cura, a turno finito si mette in coda, carrello alla mano: «Ho fatto l’ultima spesa 15 giorni fa: cerco di venire solo se necessario, come dovremmo fare tutti». E come invece non succede: qui alle 6.30 la fila riempiva l’isolato. Irma ci ritenta per la seconda volta: «Sono venuta stamattina, ma avrei dovuto stare in attesa per ore. Si stanno ripetendo le scene dell’inizio: le persone comprano di tutto, escono con decine di casse d’acqua, come se presto non ne avremo più», dice dietro a occhiali da sole che non nascondono i suoi eleganti 80 anni. «Io vengo a comprare solo ciò che mi occorre. Per il resto sto in casa: perché non lo facciamo tutti?», si chiede mentre le passano accanto due fratelli con la spesa fatta. Spingono, in due, tre carrelli pieni. Irma riesce a contare otto pacchi di carta igienica e alza le mani al cielo: «Vede?».
Chi non esce, si affida alla spesa online, la cui esplosione della domanda sta mettendo a dura prova gli operatori del settore. Per questo Amazon ha temporaneamente deciso che non accetterà più ordini su prodotti non di prima necessità, che contemplano invece alimentari, libri per ragazzi, prodotti per l’igiene, l’infanzia o lo smart working.
In Internet Amazon limita gli ordini: solo beni di massima priorità e libri per bambini