Malato di Sla, medico in prima linea: «Vinceremo solo se restiamo uniti»
Mario Melazzini, ematologo e amministratore delegato del gruppo Maugeri (18 cliniche per 2.300 posti letto): «Virus sottovalutato, i blocchi andavano fatti prima»
MILANO «Le parlo da uomo immobile sulla sedia a rotelle, ma anche da uomo estremamente abituato a essere in azione: l’unico strumento è quello di non uscire dai nostri appartamenti. Abbiamo individuato il virus ma siamo ancora senza vaccino. Stare a casa non dev’essere un hashtag, dev’essere un’azione».
Lo spazio temporale disponibile per l’intervista è alle 15. Una conference call subito prima, una conference call subito dopo... «Inizio a lavorare al mattino e proseguo a oltranza» dice il professor Mario Melazzini, 61 anni, laureato in Medicina e Chirurgia, specializzato in Ematologia, già assessore lombardo alla Sanità più mille altre incarichi, oggi amministratore delegato degli Istituti clinici scientifici Maugeri; una delle figure di massimo prestigio della nostra Sanità, Melazzini, un uomo coraggioso che convive con la Sla, che lo indebolisce giorno dopo giorno, e lo obbliga all’idratazione, alla nutrizione artificiale, e alla ventilazione per respirare.
I suoi collaboratori hanno detto che spesso la invitano, anche con una certa insistenza, a concedersi una tregua.
«Infatti, la domenica mi dedico alla lettura».
Quali libri?
«Intendo la lettura dei rapporti sull’avanzamento dei progetti che abbiamo in corso, dei rapporti sulla ricerca... Questo virus ha rivoluzionato le nostre esistenze ma non deve impedirci di tralasciare l’ordinario».
Vinceremo la sfida?
«Sì. Serve tempo».
Quanto?
«Non spetta a me dirlo. La Lombardia è un’iper “zona rossa”. Occorre intanto seguire l’evoluzione dei prossimi giorni, vedere se la pandemia “esploderà” anche a Milano. Ci sarà il lungo periodo della convalescenza. Eventuali rallentamenti e decrescite dei contagi non faranno sparire l’emergenza: ci saranno i malati da curare».
Che cos’è, il Covid-19?
«Un virus sottovalutato».
Da chi?
«Da tutte quelle persone che non rispettano i divieti, convinte che tanto sono invincibili. Siamo tutti a rischio. Nessuno escluso».
Anche chi governa ha sottovalutato?
«Due premesse: con il senno del poi, è facile; dopodiché, anch’io, a Milano come a Roma, ho ricoperto incarichi da amministratore, e le garantisco l’enorme difficoltà nel dover decidere su una larga fascia di cittadini».
Esaurite le premesse?
«Allo stesso tempo, quando amministri devi essere sorretto dalla convinzione nelle tue scelte, dalla consapevolezza della tua forza... Le restrizioni andavano effettuate prima».
Adesso può essere tardi?
«Adesso è tutto più difficile, pur rilevando l’ottimo comportamento di governatori come Fontana e Zaia, di assessori come Gallera. Condivido molto la loro azione».
Perché?
«Questo virus non lascia traccia, viaggia con l’uomo: sottoporsi a una sorta di isolamento, muovendosi esclusivamente per veri motivi, protegge me, protegge i miei cari, protegge il prossimo. Mi perdoni se insisto su un concetto che potrebbe apparire scontato, banale. Ma non abbiamo alternative. Le cure non lo sono, le cure rappresentano la gestione della pandemia, che sta comunque evidenziando una capacità non scontata».
Quale?
«Fare squadra. Pubblico e privato insieme».
Lei rappresenta il privato.
«E rappresento un nome con il suo famoso pregresso... Non mi fraintenda, ma non voglio parlarne, perché le garantisco la straordinaria dedizione alla causa dei nostri medici, infermieri, tecnici, dei ricercatori... Bisogna rispondere a un problema di salute pubblica, con i rischi e le scelte, ed eccoci di nuovo a questa parola... Scelte... Se necessario, la nostra struttura a Lumezzane, in quel povero territorio flagellato, sarà interamente messa a disposizione del Covid-19. Nel nostro personale, abbiamo una quarantina di ammalati. Stiamo zitti e non molliamo. Stiamo aiutando in Campania, in Puglia, in Piemonte. Non ci sottraiamo, non lo faremo mai. Ragionamenti, conti, tutto verrà dopo. Abbiamo complessivamente 2.300 posti letto. Pronti per ogni necessità, purché a monte non manchino l’organizzazione e il rispetto dei propri ruoli».
La Maugeri ha 18 istituti. Riesce a gestire da casa?
«Questo periodo drammatico ci aiuterà per il domani. Lo smart working — è un dato personale ma condiviso dai miei colleghi — ti fa lavorare di più e permette di affrontare il terribile nemico accanto ai tuoi familiari, anche se mi ritiro in un angolo e non voglio essere disturbato, insomma, tendo a innervosirmi...».
Lei non smette mai di ripetere quanto sia tenacemente, voracemente innamorato della vita.
«Dobbiamo imparare a cogliere il positivo in ogni momento e stare uniti, sentire l’energia della vicinanza, della coesione, fidarci della comunità. In fondo, Madre Teresa diceva che certamente, siamo tutti quanti soltanto delle gocce nell’oceano, ma aggiungeva che senza le gocce non ci sarebbe l’oceano».
2300 Posti
Quelli messi a disposizione dagli istituti Maugeri. Lumezzane sarà interamente 18 dedicata al Covid-19 Istituti
L’ICS Maugeri si articola in 18 istituti ed è presente in sei regioni italiane con 3.600 addetti, di cui 650 medici