Corriere della Sera

La sfida di Chiara «Insegno alle industrie come produrre i cibi usando i loro scarti»

Per «Forbes» è tra gli under 30 più influenti d’europa

- di Paolo Virtuani

Da Rufina, alle porte di Firenze, a un posto tra i 100 giovani imprendito­ri europei sotto i 30 anni più influenti secondo la rivista Forbes. Quella della 29enne Chiara Cecchini non è una favola, ma una storia di dedizione, studi e lavoro all’estero, impegno coronato da un importante riconoscim­ento. Chiara è stata inserita nella categoria degli imprendito­ri del sociale insieme a Greta Thunberg, alla quale Time ha assegnato la prestigios­a copertina di «Persona dell’anno» del 2019.

«È stata una sorpresa vedere il proprio nome comparire in una lista così importante — racconta la giovane toscana al Corriere —. Ero stata contatta un mese fa, ma non pensavo di entrare nella selezione finale». Cecchini ha lasciato l’italia per gli Stati Uniti quattro anni fa e attualment­e lavora nella sede di San Francisco di un’organizzaz­ione divisa in due settori (Future Food Network per la parte profit e Future Food Institute per quella non-profit) che si occupa del futuro del nostri cibi e della nostra alimentazi­one. «Mi interesso della riduzione, del recupero e del riciclo degli scarti dell’industria agroalimen­tare — spiega —, di come da materiali da smaltire al termine dei processi di trasformaz­ione industrial­e si possono ricavare elementi che possono essere rimessi in circolo in forme nuove».

Economia circolare, quindi. Cecchini dirige la sede americana del Future Food Network di cui è co-fondatrice (le altre due sono a Bologna e Tokyo), e coordina la squadra di ricerca che lavora con le aziende agroalimen­tari nella creazione di nuovi prodotti e servizi. «La nostra bussola sono i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibil­e dell’agenda 2030 dell’onu», spiega Cecchini. Tra questi al punto 1 c’è l’impegno a combattere la povertà nel mondo, al secondo porre fine alla fame, raggiunger­e la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere l’agricoltur­a sostenibil­e. Ma ce ne sono anche altri che si attagliano alla perfezione agli scopi di Future Food Network, come il 12esimo: garantire modelli sostenibil­i di produzione e di consumo.

«Un esempio concreto del nostro lavoro è legato a uno dei più grandi birrifici del mondo, che ha sede qui negli Usa. Il loro problema era lo smaltiment­o di migliaia di tonnellate all’anno di malto di orzo che rimangono al termine della produzione della birra —illustra l’imprenditr­ice italiana —. È un materiale che contiene ancora molte sostanze nutritive. Abbiamo perciò messo a punto un processo in grado di ricavare da questi scarti due tipi di farine di orzo, ricche in fibre e proteine. A Bologna il nostro team gastronomi­co si è ingegnato a trovare ricette nelle quali queste farine potevano essere utilizzate. Dopo tanti esperiment­i, hanno visto che potevano essere impiegate nella produzione di pasta, pane e dolci. Ora questa azienda ricava la farina da quelli che un tempo erano scarti, e la vende ai pastifici e alle industrie dolciarie»,

Ma i consumator­i poi comprano questi prodotti? «Questo è il nostro secondo campo d’azione: convincere le persone a cambiare le proprie abitudini alimentari. Non è facile, ma si può fare. Almeno ci tentiamo».

d Una delle cose più importanti è riuscire a convincere le persone a cambiare le proprie abitudini alimentari Non è affatto una cosa facile, ma si può fare Almeno noi ci stiamo tentando

Un esempio concreto del nostro lavoro è legato a uno dei più grandi birrifici del mondo: scartavano migliaia di tonnellate all’anno di malto di orzo, ora invece ne ricavano farina

Sviluppo sostenibil­e

La nostra bussola sono i diciassett­e obiettivi dell’agenda 2030 dell’onu

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(a sinistra) Imprenditr­ice Chiara Cecchini non è solo una imprenditr­ice ma è anche ricercatri­ce del Barilla Center for Food and Nutrition. Si è formata nelle università italiane di Firenze, Modena e Bologna, e all’estero in Francia, Russia e in California
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