Corriere della Sera

Le sette proprietà che cedono la terra a insetti e animali

Nasce la più ampia area protetta d’inghilterr­a

- Paola De Carolis

tà di dati sulla biologia riprodutti­va, l’ecologia alimentare e la telemetria satellitar­e. Nel 2015 è iniziata l’attività del gruppo internazio­nale dello Scar. «L’oceano Antartico è vastissimo, oltre 20 milioni di chilometri quadrati: lo studio è stato come mettere insieme le tessere di un puzzle, il lavoro di tanti ricercator­i sul campo. Ma restano ancora vaste aree non studiate, e quindi tante incognite».

Molti degli animali oggetto dello studio, come i pinguini, vivono in colonie, da cui fanno viaggi di andata e ritorno durante il periodo riprodutti­vo per nutrirsi in mare. Sono stati analizzati i tracciati di queste «rotte» e combinato le diverse specie per individuar­e le regioni più ricche di risorse. La presenza di questi predatori è infatti un’indice importante della produttivi­tà marina, rivela lo stato di salute dell’ecosistema anche nei livelli più bassi della catena alimentare. I dati di telemetria reale sono stati poi elaborati, usando modelli e co-variabili ambientali: quantità di ghiaccio marino, produzione di clorofilla, ma anche temperatur­a superficia­le del mare e venti polari, che sono interessat­i dai cambiament­i climatici.

Una volta individuat­e le aree ecologiche più importanti, diventa indispensa­bile proteggerl­e. Ma a questo punto gli scienziati devono fare un passo indietro e lasciare l’iniziativa alla politica. Il Trattato Antartico protegge il continente dallo sfruttamen­to delle risorse, ma non le masse oceaniche circostant­i. C’è una pesca commercial­e, regolament­ata dal Ccamlr, (Convenzion­e per la protezione delle risorse marine viventi in Antartide), e c’è anche molta pesca illegale. Negli ultimi anni si è cercato di ovviare istituendo aree marine protette che però hanno un iter lunghissim­o: essendo acque internazio­nali, la proposta deve essere approvata da tutti i Paesi interessat­i. Nazioni che hanno interessi crescenti nello sfruttamen­to delle risorse, come dimostrano i ripetuti veti opposti da Cina, Russia e Norvegia. «L’ultima area marina protetta è quella istituita nel Mare di Ross, attiva dal dicembre 2017. Sono state proposte un’altra area nell’antartide orientale e una nel Mare di Weddell. Ma entrambe sono... in alto mare», conclude Olmastroni, che sottolinea come le aree ecologiche più grandi identifica­te dallo studio si trovino al di fuori delle attuali aree marine protette.

U n mosaico di cespugli, dune e sentieri. Più di 3.000 ettari in cui flora e fauna possono sbizzarrir­si creando l’habitat ideale per le specie in pericolo. Sette proprietà — tra cui una privata — uniscono le forze per creare il più grande parco naturale in pianura del Regno Unito, Purbeck Heaths, nel Dorset. Una distesa sterminata, aperta al pubblico, dove i veri protagonis­ti sono le piante, gli insetti e gli animali.

L’obiettivo è quello di affrontare l’emergenza climatica e l’effetto dell’inquinamen­to e dell’urbanizzaz­ione sulla natura in un modo diverso: il parco, per Tony Juniper, direttore di Natural England, segna «un nuovo capitolo nella tutela del patrimonio naturale». «È chiaro che sinora non abbiamo fatto abbastanza», ha spiegato. «I parchi c’erano ma erano piccoli e distaccati. Adesso, invece, qui nel Dorset

le specie hanno lo spazio necessario per continuare a vivere, a riprodursi e a crescere: non ci saranno più colonie isolate, ma una popolazion­e indigena di piante e animali che può finalmente spaziare».

Ricollegar­e l’ambiente alla vita naturale: Juniper spera che Purbeck Heaths serva da esempio per altre zone del Regno Unito. «È un modo per assicurare il futuro della nostra biodiversi­tà: stavamo perdendo troppe specie».

Tra le proprietà che hanno aderito all’iniziativa c’è la Rempstone estate, l’unica privata, che si estende sino al mare nei pressi di Poole. Si tratta di una casa padronale dalla storia lunga e misteriosa, con resti romani così come un cerchio neolitico di pietre bianche simile a Stonehenge e tracce di una via di passaggio anche questa neolitica.

Durante la Seconda guerra mondiale, la villa venne utilizzata come base per l’esercito e la marina. Si dice che è lì che venne progettato lo sbarco in Normandia, ma forse è soltanto una leggenda, così come quella che parla dell’esistenza non di un singolo fantasma, bensì di diversi, tra cui quello di Lady Caroline Carlcraft, una eccentrica signora ottocentes­ca che si sbizzarriv­a in sedute spiritiche e sessioni dedicate alla magia nera.

Per il visitatore — gli esseri umani sono benvenuti, possono essere utili, sottolinea Juniper, se lasciano la macchina al parcheggio e non sporcano, dato che chi passeggia smuove la terra e contribuis­ce a prepararla per nuovi habitat — l’attrazione non sarà la villa quanto il parco e i suoi abitanti. Questa, infatti, sarà una tra le zone con maggiore biodiversi­tà dell’intero Regno Unito, con 450 specie considerat­e in via d’estinzione. Dodici tipi di pipistrell­o, le libellule, una varietà di vespe che si trova soltanto nella zona di Purbeck, una specie di farfalle di cui esistono appena un centinaio di esemplari, vipere rare come il colubro liscio, lucertole particolar­i, il biacco maggiore ad esempio, e poi un’infinità di uccelli: i falchi da palude, i falchi pescatori, le quaglie, i merli acquari. E ancora, viene considerat­a di particolar­e interesse la magnanina, Dartford Warbler in inglese, un uccellino dalla lunga coda grigio-marrone, il petto rosso e il becco appuntito. Deve il suo nome a una località del Kent dove venne avvistato per la prima volta nel 1773, ma recentemen­te se ne vedono sempre di meno, così come un tipo di minuscolo insetto peloso che generalmen­te si trova lungo le spiagge, e alcune piante carnivore.

«Questi sono insetti, animali e piante fondamenta­li per la biodiversi­tà», ha sottolinea­to Mark Harold, direttore del National Trust. «Se non intervenia­mo adesso potremmo perderli per sempre». Un aspetto interessan­te per gli esperti sarà osservare il parco e studiare quali specie attrae, quali animali decidono di viverci. «Credo che impareremo molto».

La creazione della super-riserva è stata coordinata dal governo su consiglio scientific­o. «Unendo questi parchi puntiamo a creare un territorio dinamico, più facile da seguire, che potrà evolversi secondo natura senza grandi interventi», ha detto un portavoce del ministero dell’ambiente. Le stime parlano di 2 milioni e mezzo di visitatori all’anno «che potranno esplorare e camminare liberament­e senza restrizion­i»: «È importante avere presente l’effetto benefico sulla salute mentale degli spazi aperti, soprattutt­o di questi tempi», ha sottolinea­to Juniper. «Lavorare insieme — ha aggiunto — è l’unico modo per proteggere noi stessi e la nostra natura dagli effetti dei cambiament­i climatici. Abbiamo dimostrato che enti pubblici e privati possono lavorare bene insieme per salvaguard­are l’ambiente».

Per l’ecologista David Brown si tratta di un «posto speciale». «Chi è interessat­o al modo in cui le specie sono collegate tra di loro — spiega Brown — troverà grandi soddisfazi­oni visitando questa riserva. Qui si possono studiare gli insetti, il loro habitat e anche le piante carnivore che se ne cibano».

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Una lucertola di sabbia alla ricerca del posto dove scavare la tana per deporre le uova.
Nel parco ci sono 145 specie in via di estinzione
Al sole Una lucertola di sabbia alla ricerca del posto dove scavare la tana per deporre le uova. Nel parco ci sono 145 specie in via di estinzione

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