SOLIDARIETÀ CERCASI MA IL G20 È UN FANTASMA E NON SI RIUNISCE
Come un fantasma, il virus entra ovunque, in ogni Paese, frontiere chiuse o aperte non importa. La risposta, però, resta spezzettata, nazionale. Peggio ancora, molti governi accaparrano mascherine, ventilatori, medici, infermieri e vietano di esportarli. Un segno di questa rottura della solidarietà viene dal G20, il gruppo dei maggiori Paesi del mondo che rappresenta il 60% della popolazione. Non si è riunito e non dà segno di esistere. Dopo la crisi finanziaria del 2008, i Venti si convocarono in fretta per dare una risposta coordinata e le decisioni da loro adottate furono fondamentali per superare il disordine economico. Di fronte alla pandemia, la più globale delle crisi, si sono riuniti in videoconferenza i leader del G7, cioè dei più importanti Paesi liberali, ma il G20 no. Tra i Sette mancavano la Cina e la Russia, naturalmente. Ma in quello che doveva essere un momento di risposta mondiale non hanno trovato rappresentanza nemmeno i Paesi emergenti e quelli più poveri, i quali sono i meno preparati a lottare contro il virus e sopporteranno costi formidabili per questa crisi (il prezzo delle materie prime è crollato, il turismo è sparito). Il fatto che la presidenza del G20 sia quest’anno affidata all’arabia Saudita fa pensare che non ci sia una spinta a convocare un summit: Riad ha altri pensieri, al momento, dal prezzo del petrolio allo scontro con Mosca: c’è un vertice convocato per fine novembre, e quello sia. Ma la ragione di fondo è che la solidarietà che c’era dieci anni fa, nell’era della piena globalizzazione, è svanita. Trump e Xi Jinping allo stesso tavolo? Putin e Erdogan fianco a fianco? Un vertice sarebbe più che mai necessario: senza uno sforzo coordinato, il virus resterà, endemico, in molte regioni, pronto a espandersi di nuovo, e la pandemia andrà avanti più a lungo. Ma, al momento, la geopolitica dice che un G20 non si può fare.