Corriere della Sera

Olimpiadi, cresce il fronte del rinvio

Federazion­i (nuoto e atletica Usa) e campioni spingono. Bach: «È presto per decidere»

- Marco Bonarrigo

«L’unica scelta sensata è spostare i Giochi al 2021. Ogni altra decisione è socialment­e irresponsa­bile». Ashton Eaton non è un rivoluzion­ario antisistem­a. Divinità (e fidanzato perfetto) dello sport americano con i suoi due titoli olimpici e mondiali nel decathlon, l’ex atleta ha esternato ieri il suo pensiero via Twitter: «Con che coscienza il Cio vuole mantenere i Giochi quest’anno rischiando l’accelerazi­one del contagio globale? Tokyo nasce per essere una delle migliori Olimpiadi della storia, lo meritano Giappone, atleti, sponsor e tifosi. Queste condizioni nel 2020 non ci sono». Il monolite Cio («È presto per decidere» ha ripetuto il presidente Bach al New York Times, azzardando un paragone con l’edizione di Mosca 1980, che si svolse ma dopo turbolenze di tutt’altra natura) comincia a subire pesanti picconate. Sul fronte atleti, ad Eaton si è unita l’altra ex superstar dell’atletica Michael Johnson: «Il Cio deve prendere una decisione immediata sulla data. Fino a quando non rinvia i Giochi costringe gli atleti ad allenarsi senza sapere dove farlo e rischiando la vita».

In subbuglio anche le grandi Federazion­i nazionali, in difficoltà nel contenere il nervosismo degli atleti. «Andare avanti nell’incertezza — spiega Mike Siegel, ceo dell’atletica americana — mette in grande crisi i nostri che subiscono pressioni fortissime ma non si possono allenare in ambienti sicuri». «Dobbiamo offrire ai nuotatori — ha chiesto Tim Hinchey, boss di Usa

Swimming — un piano chiaro per prepararsi ai Giochi, ma a quelli del 2021 quando tutto sarà sotto controllo». Si allineano il Comitato olimpico norvegese («Fermiamoci fino a quando la pandemia sarà alle spalle») e l’atletica britannica, col manager Coward che spiega come «la situazione di incertezza stia mettendo enormi pressioni sugli atleti in vista di quello che sarà il più grande test della loro vita sportiva».

È di ieri anche il primo, autorevole dissenso sul fronte interno giapponese. Autrice Kaori Yamaguchi, plurimedag­liata di judo e membro del Comitato olimpico nazionale: «Mi domando — si è chiesta l’ex judoka — chi di noi possa essere contento di ospitare le Olimpiadi a luglio mentre stiamo attraversa­ndo una criticità enorme a livello mondiale». Con pressioni così pesanti, rimandare la decisione per il sì o per il no a inizio giugno sarà difficile anche per i notabili del Cio.

d Yamaguchi ex judoka Come possiamo essere contenti di ospitare i Giochi durante una crisi mondiale?

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