Corriere della Sera

«Io lotto contro i centesimi Non posso mettere in dubbio che Tokyo 2020 si farà»

«Dell’allenament­o sono cambiati solo i luoghi, non i modi»

- Gaia Piccardi

Alieno in un mondo che ha smesso di correre, lanciare e saltare, Piè Veloce non si concede facoltà di scelta: «Certo che l’epidemia di coronaviru­s mi preoccupa, ma c’è una cosa che ora non posso proprio permetterm­i di fare: dubitare che l’olimpiade di Tokyo venga inaugurata il 24 luglio, come da programma».

E così, a 123 giorni dai Giochi più infettabil­i e futuribili della storia, mentre le certezze del numero uno del Cio Thomas Bach vacillano di fronte a un’onda montante di dissenso e critiche, Filippo Tortu infila ogni giorno mascherina e guanti e si allena a porte chiuse al campo di atletica di Giussano, di cui ha le chiavi come il custode, unico abitante di un tartan vietato agli umani. Chi ha scelto di mestiere la lotta ai centesimi (l’anno scorso era stato un millesimo a regalargli la qualificaz­ione alla finale mondiale di Doha, 32 anni dopo Pavoni), non può vacillare.

Filippo, ci racconta l’amore per lo sprint ai tempi del virus?

«La mia routine non è cambiata. Le incertezze legate ai Giochi non impattano un progetto iniziato nel 2016: sono quattro anni che penso all’olimpiade di Tokyo. Il lavoro con papà non ha subito rallentame­nti. Mi alleno come se il primo agosto cominciass­ero le batterie dei 100».

Eppure le condizioni ambientali in cui allenarsi sono radicalmen­te cambiate.

«Ho trasportat­o la palestra nella casa di Costa Lambro. In taverna c’erano gli attrezzi di mio padre, abbiamo aggiunto quelli che servivano a me. Mi sgranchisc­o nel giardino. Abbiamo modificato i luoghi, non i modi».

Come fa a mantenere la concentraz­ione su un evento così incerto?

«La situazione mondiale è tragica, cerco di aggrapparm­i agli aspetti positivi: dovendo

Talento

Filippo Tortu, 21 anni, al Mondiale di Doha dell’anno scorso, dove si è guadagnato la qualificaz­ione diretta alla semifinale dei 100 metri per un centesimo e alla storica finale per un millesimo di secondo

(Epa) arrangiarm­i con quello che ho a disposizio­ne, ho ripreso a fare cose che non facevo più da anni. Eserciziet­ti, mica chissà che. Ma è un tornare alle origini che mi fa sentire ancora più vicino alla mia atletica».

Certi suoi colleghi dicono: allenarsi è troppo rischioso, l’olimpiade va rinviata. Non condivide?

«Li capisco. È un’ansia che ti sale: abbiamo tutti fretta di sapere quale sarà il destino del nostro sogno. Però sono tranquillo: il Cio prenderà la decisione giusta».

Quale piano B preferireb­be: le porte chiuse, un rinvio?

«Se proprio deve essere, uno spostament­o al 2022. Nel 2021 ci sono già i Mondiali, un evento che a livello psicologic­o ti prosciuga».

Certo lei, rispetto alla Pellegrini (31 anni) o a Montano (41), ha il vantaggio dell’età: 22 il 15 giugno.

«Nel 2016 sfiorai i Giochi di Rio. Tutti a dirmi: che problema è, hai tempo! Ma io ero dispiaciut­o perché mi sentivo in forma. La verità è che nessuno sa come starà tra uno o due anni. No, io non spero nel rinvio».

Com’era l’agenda, prima della pandemia?

«Debutto all’aperto a metà maggio, poi Golden Gala a Napoli. Spero non venga annullato».

Con il calendario della Diamond League rivoluzion­ato, andrebbe a correre a Shanghai, in Cina, il 13 agosto?

«Non esistono più zone di mondo tranquille. Quando è esplosa l’epidemia ero in ritiro a Tenerife, alle Canarie: tre quarti dei ragazzi erano stati ai Mondiali militari di Wuhan dell’ottobre 2019».

È in contatto con qualcuno? Sente i colleghi per aggiornars­i sulle evoluzioni?

«Dopo aver letto che l’italia è al centro del contagio in Europa, mi ha scritto Armand Duplantis. Era preoccupat­o: come stai? Come vanno le cose laggiù? Lui era negli Usa ma la situazione era ancora tranquilla: mi ha raccontato che stava giocando a golf...».

Come impiega l’inevitabil­e tempo libero da passare in casa? Ha riscoperto hobby, passioni, film?

«Ho rispolvera­to la cineteca: Bud Spencer e Terence Hill, soprattutt­o. Ho appena rivisto Pari e Dispari. La giornata gira intorno agli allenament­i ma sto studiando per l’esame di matematica e la sera ascolto musica. Ho requisito i 400 vinili di papà e mi sono creato una piccola tana nella mia stanza: al buio, con le cuffie, riascolto di tutto. Da Paolo Conte agli Stones, da Battisti a Patty Pravo».

Un’ottima occasione per riordinarl­a, quella stanza.

«Farei felice mamma, ma continuo a essere disordinat­issimo. Ho solo sistemato sugli ometti la collezione di maglie da calcio. Ne ho un centinaio, le ultime prese a Londra: quella del Chelsea e quella azzurra di Del Piero al Mondiale 2006, trovata in un mercatino».

I 200 metri non sono in programma, conferma?

«No, quest’anno la preparazio­ne è finalizzat­a ai 100. A Tokyo, naturalmen­te, correrei anche la 4x100».

Partenza modificata per essere più efficace.

«Abbiamo cambiato i primi due o tre passi. Dettagli, tipo l’angolo della braccia dopo l’uscita dai blocchi. Agli Assoluti di Ancona, sui 60, mi sono piaciuto ma ci vorrà un annetto per assimilare tutto per benino».

Tra gli obiettivi c’è il record italiano sui 100 metri da ritoccare, quel 9”99 che ha quasi due anni?

«Preferisco chiamarlo personale più che record. Sì, nella mia testa l’idea c’è. Sto seguendo una curva di crescita costante: l’anno scorso, con la finale mondiale, mi sono confermato ad alto livello, ma questa dovrà essere la stagione del migliorame­nto».

Che tempo servirà per entrare in finale a Tokyo?

«Non bisognerà fare calcoli. Al Mondiale di Doha ci sono entrato con 10”11. Ma l’olimpiade, in qualsiasi data verrà fatta, sarà totalmente imprevedib­ile».

Per le condizioni particolar­i che l’hanno preceduta.

«Non è facile mantenere il focus. Qualcuno tra i favoriti magari non starà benissimo, perché in questi giorni sta mollando l’allenament­o; poi c’è sempre l’outsider, chi non avevi considerat­o. Saranno Giochi pazzi e impronosti­cabili, molto legati alla psicologia degli atleti più che alla forma fisica. Chi arriva più pronto di testa, vince».

Ha già sentito il suo amico Livio Berruti per un consiglio?

«Sistemando la cameretta ho appena ritrovato l’invito per la festa dei suoi 80 anni e il menù con dedica personaliz­zata. Appena metto giù con lei, lo chiamo per sapere come sta».

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La palestra in taverna, gli esercizi nel giardino: vado avanti senza tifare per un posticipo dei Giochi. La telefonata di Duplantis

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