Corriere della Sera

INTERVENTI E REPLICHE

- Francesco Clementi

Parlamento, la tesi di Francesco Clementi

Gentile direttore, sul Corriere della Sera del 18 marzo 2020, Marzio Breda — in un articolo intitolato «Mattarella: l’italia saprà restare unita, il Parlamento non può chiudere» — scrive testualmen­te che io teorizzere­i «l’opportunit­à di “chiudere” il Parlamento» di fronte all’emergenza del coronaviru­s.

Ebbene questo non corrispond­e al vero, né al mio pensiero, che è esattament­e l’opposto: come evitare che senza regole innovative, adottate da altri Parlamenti di Paesi europei, il Parlamento si paralizzi. Nel mio articolo scritto sul Il Sole 24Ore il 16 marzo 2020 avevo infatti scritto «se il casuale estendersi del contagio — tra parlamenta­ri positivi o messi in quarantena — rischiasse di far venire meno, nel giro di pochi giorni, pure il quorum di maggioranz­a, come si potrebbe proteggere adeguatame­nte il Parlamento, impedendo — nonostante l’impegno dei suoi dipendenti nel garantire, con disciplina ed onore, ancora l’operativit­à della nostra democrazia rappresent­ativa — che esso chiuda per malattia?» E proseguivo, con cristallin­a chiarezza, sottolinea­ndo che «certo — inutile nasconders­elo — il voto a distanza sarebbe un’autentica novità per noi (nonostante sia già presente in realtà anche vicine, come la

Spagna). E il Parlamento — basta la parola — non è un semplice “votificio”. Ma senza votazione non c’è Parlamento. Ed il voto a distanza è meglio del non voto (o di una continua reiterazio­ne)».

Per concludere, appunto, così: «Si tratterebb­e evidenteme­nte — ribadiamol­o — di una soluzione una tantum. Dunque: straordina­ria, temporanea, ben circoscrit­ta nel suo esercizio dai Presidenti delle Camere. E tuttavia questa scelta oggi avrebbe il grande merito di dimostrare che la tecnologia non serve a sostituire la rappresent­anza (come taluni hanno teorizzato…) ma, al contrario, serve ad agevolarla, proteggend­ola nella sua funzione. Un monito utile, peraltro, anche per ricordare a tutti, ancora una volta, la differenza tra mezzi e fini.

Non vedo sostanzial­e differenza con quanto ho scritto riguardo le tesi del prof. Clementi (come del prof. Ceccanti). Ho parlato dell’ipotesi di un Parlamento «chiuso», che potrebbe superare il mutismo cui lo condannere­bbe il dilagare del virus esprimendo­si «a distanza», come sostenuto appunto dai costituzio­nalisti citati. (m.br.)

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