Leggere i grandi romanzi per conoscere meglio noi stessi
Da mercoledì in edicola con il quotidiano il primo volume della serie «I classici di una vita» La loro forza è offrire molteplici livelli di analisi e di interpretazione Ecco perché aiutano a gestire le emozioni in diverse fasi dell’esistenza
Capire il presente leggendo straordinari autori del passato. Un percorso di conoscenza, riflessione, tolleranza, conforto, riscoperta, resistenza a qualunque evento. Una fucina di sapere e valori da acquisire nel tempo per confrontarsi con le generazioni precedenti, che hanno già sperimentato un vasto crogiuolo di alterne vicende nel tentativo di decifrare il mistero dell’esistenza umana. Ciò denota l’importanza di interagire al meglio con la memoria della produzione letteraria, che si trasforma in realtà quotidiana probabilmente più di quanto lo siano determinate analisi contemporanee. Con tale finalità nasce la nuova collana de I classici di una vita, in edicola con il «Corriere della Sera».
Le grandi opere, meglio ancora se rilette dopo gli anni dell’adolescenza, alla scoperta di ulteriori chiavi d’interpretazione, oggi più di ieri servono a far progredire l’uomo nella società. Perciò il presente di ognuno si accresce di sorprendenti, intensi e inattesi significati alla luce di meditazioni condotte sulle pagine lette ora, da adulti, con passione, cura, dedizione e senza più nessuna costrizione scolastica.
È il caso di sublimi romanzieri della letteratura italiana quali De Amicis, Manzoni e Pirandello oppure di quelli stranieri come Scott Fitzgerald, Dostoevskij, Verne, Flaubert, Dickens, Kafka e Dumas. Approfondirli significa ottenere un impareggiabile arricchimento culturale, che non si può conquistare per altra via e che dovrebbe perfezionare la facoltà di capire maggiormente i nostri simili, accettando punti di vista differenti. È questa l’autentica, mirabile e infinita funzione della grande letteratura, maestra di vita e di pensiero.
Si pensi a Cuore di Edmondo De Amicis, un libro che apparentemente sembra destinato soltanto ai ragazzi con funzione pedagogica e la finalità più alta di trasmettere modelli di comportamento sociale valido per tutti gli italiani in epoca postunitaria. In realtà si tratta di un romanzo per grandi e bambini, che ha l’intento di esaltare i princìpi dell’amore di patria, famiglia, fede nel progresso, etica, altruismo, coesione, solidarietà verso i meno abbienti. Chi non ricorda l’io narrante Enrico Bottini, quell’«anima nobile» di Garrone, l’arrogante figlio di papà Carlo Nobis, il cattivo Franti che se la prende solo con i più deboli, il muratorino Antonio Rabucco o il più intelligente e bello Ernesto Derossi? Per non tacere del Maestro Perboni, quando il primo giorno di scuola dice alla classe: «Io non ho famiglia. La mia famiglia siete voi. Avevo ancora mia madre l’anno scorso: mi è morta. Son rimasto solo. Non ho più che voi al mondo, non ho più altro affetto, altro pensiero che voi. Voi dovete essere i miei figliuoli». E dei suoi emozionanti racconti mensili quali La piccola vedetta lombarda, Dagli Appennini alle Ande, Il tamburino sardo, Naufragio, L’infermiere di Tata o Il piccolo scrivano fiorentino.
Orbene, la travolgente forza di un classico è proprio quella di offrire più strati di analisi, esegesi e comprensione a seconda dell’età del lettore. Un risultato che in ogni caso si evidenzia sempre diverso, proficuo, persuasivo. Di conseguenza non si deve avere titubanze nell’affrontare un volume già letto da giovani, poiché non sarà mai eguale, semmai ogni volta apparirà inedito, originale, sempre più attuale.
Un coinvolgente romanzo di formazione è Delitto e castigo di Fëdor Michajlovic Dostoevskij sul tema del conseguimento della salvezza attraverso la sofferenza. Ritenendo che esistano uomini superiori con il diritto di violare qualsiasi legge morale arrivando persino all’assassinio, Rodiòn Romànovic Raskòl’nikov, il ventenne protagonista che vive a Pietroburgo, uccide Alëna, un’anziana usuraia, e la di lei sorella Lizaveta. Assalito da un violento rimorso e con la fissazione di venire scoperto da un momento all’altro, Rodiòn si costituisce, confessando il delitto. Solamente in Siberia si delinea la sua finale redenzione. Secondo Pasolini, oltre ad aver aperto la strada a Nietzsche per la teoria del superuomo, Dostoevskij anticipa anche la futura psicoanalisi di Freud.
Un altro classico di crescita interiore è L’educazione sentimentale di Gustave Flaubert, storia di una generazione di giovani illusi e ambiziosi dalle grigie esistenze, gonfie di sogni e amori frustrati. Qui il diciottenne Frédéric Moreau s’innamora follemente di madame Arnoux, moglie di un mercante d’arte. Sarà l’amore di una vita intera. Così, quando si rivedono dopo quasi trent’anni, rievocano quello che non hanno potuto vivere assieme. Andandosene, la donna gli lascia una ciocca di capelli, ormai bianchi.
Approfondire i classici è, quindi, una necessaria prova di maturità per riuscire a contestualizzare dolori, emozioni, ardori e desideri. In sintesi, è convivere meglio con sé stessi e le proprie esperienze esistenziali.
Dostoevskij
Il tema della salvezza attraverso la sofferenza è affrontato in «Delitto e castigo»
Flaubert
Una gioventù illusa e ambiziosa è al centro de «L’educazione sentimentale»