L’appello di Elisa a Losanna «Se non si fanno quest’anno io alzo bandiera bianca»
«Per me l’olimpiade è un sogno. Anzi, è la fine di un sogno». A 37 anni, con due ori (fioretto individuale e a squadre a Londra 2012) e un argento (Rio 2016) al collo, più tutto il resto, Elisa Di Francisca è l’alfiere degli azzurri che non possono permettersi un rinvio eccessivo di Tokyo 2020. Le mamme (Cagnotto, Bacosi, Cainero), i veterani (Montano, 41 anni), Pellegrini (quasi 32). Elisa parla per sé: «Non ho tanto tempo davanti e, sono sincera, non mi andrebbe di aspettare il 2021 o il 2022 per l’ultima Olimpiade. Non voglio fare il secondo figlio a 40 anni. Un netto posticipo per me sarebbe catastrofico».
Quindi se i Giochi, pur rimandati, non cadranno nel 2020 alzerà bandiera bianca?
«Tornare dopo la maternità per partecipare alla mia terza Olimpiade è una sfida che richiede sacrifici. Se non si fanno entro l’anno, mi arrendo».
Come ci si allena in un clima così incerto?
«Male. La scherma richiede un allenamento tecnico specifico: nulla può rimpiazzare i 5-6 assalti al giorno. L’allenamento fisico non basta: i quadricipiti vanno mantenuti. La Pellegrini ha la piscina, nuota. Noi schermidori senza pedana e avversario siamo monchi. In uno sport di nervi e reazione, la tattica è tutto».
E il fisico come si tiene?
«La casa di Roma ha una grande stanza per gli ospiti: per tappetino, pesetti, corda c’è spazio. Mi sono fatta mandare un programma dalla mia preparatrice Annalisa. Vado su e giù dalle scale. Uso il cortiletto per fare gambe scherma: mi metto in guardia, avanzo e indietreggio».
Come ha spiegato a suo figlio Ettore cos’è il virus?
«Ha quasi 3 anni, gli ho raccontato di una forte influenza che ci impedisce di andare al parco. Ero indecisa se portarlo a Tokyo ma in queste condizioni, se mai l’olimpiade ci sarà, Ettore starà a casa».
È tutto in salita, Elisa.
«Sono fiduciosa di natura: spero che l’epidemia passi. Rimandare troppo Tokyo, oltre che un danno economico, sarebbe un messaggio devastante di resa. Dovrà essere l’olimpiade della rinascita, invece».
Preferibile l’ipotesi a porte chiuse che il rinvio, dal suo punto di vista?
«Sì, sono così disperata che le farei comunque. Senza tifosi, senza nessuno che canti l’inno...».
Monta il fronte del no.
«Spero non prenda il so
pravvento. Malagò ci sta vicino e ci tranquillizza ma non ci aveva dato una scadenza per la decisione finale. Io chiedevo di saperlo al massimo entro fine maggio, per avere almeno un mese e mezzo pieno d’allenamento».
Senza gare nelle gambe?
«Accetterei anche questo, anche bendata! Voglio finire la carriera: fatemele fare, queste benedette Olimpiadi!».
Come passa il suo tempo in
Conto alla rovescia Per me meglio a porte chiuse che nel 2021 o 2022: non voglio avere il secondo figlio a 40 anni
famiglia?
«Sto con mio marito Ivan, cresciamo Ettore, cucino, sistemo: ho ritrovato abiti e scarpe che mi ero scordata di avere mai indossato...».
Medita? Fa visualizzazioni di situazioni di gara?
«No. Gioco a burraco e, di notte, sogno molto: vacanze, foreste, mare. E scrivo su un diario. Riflessioni, pensieri: mi è sempre piaciuto».
Una pulce nell’orecchio per il ruolo di portabandiera, il Coni gliela ha mai messa?
«Scoppierei d’orgoglio però nessuno, fin qui, mi ha detto niente. So che il Cio incoraggia la coppia di alfieri, un uomo e una donna, per la parità di genere. Con Paltrinieri, Montano, Viviani... Mi va bene tutto».