L’addio in silenzio della generazione che se ne va
I messaggi di cordoglio affidati alle pagine dei giornali e il dolore nei paesi, dove tutti li conoscevano «C’è un male oscuro che imperversa senza pietà»
Con il coronavirus una generazione di anziani se ne va, muta, silenziosa, senza rintocchi di campane.
Luigi, il falegname. Marisa, la mondina. Don Luigi, il parroco. Carletto, il mugnaio. Mario, l’ex deportato. Sandro, il panettiere. Giovanni, l’avvocato. Michele, il genetista, Bruno, il muratore. Ivana, l’ostetrica. Sono morti da soli. Uniformati dall’età e da un necrologio. Senza un rosario. Seppelliti in fretta. Gente comune. Vecchi leoni. Memorie storiche. Leggende di paese. Per loro gli anni purtroppo contano e pesano. «C’è un nemico che sceglie i suoi bersagli seguendo regole che non comprendiamo», scrive Carlo Orlandini, 92 anni, per ricordare la moglie Mariella. «È triste salutarsi così dopo 64 anni di matrimonio. Come si fa a rinunciare all’abbraccio, a una messa, al conforto di essere con le persone amate?».
La piccola grande Italia si ritrova orfana di vite e di storie: con il coronavirus una generazione di anziani se ne va, muta, silenziosa, senza rintocchi di campane. «È mancato all’affetto dei suoi cari», si legge nella formula di rito delle pagine in fondo ai quotidiani. «Ciao Lido, non avrei mai pensato di salutarti così», scrivono i familiari di Luigi Mazzocchi, 89 anni, di Piacenza. «Eri il nostro profeta», salutano gli amici di Sandro Battaglia, 81 anni, una vita passata tra pane e focacce a San Giorgio Piacentino: fino a ieri era il riassunto vivente di un’intera comunità.
Maledetto coronavirus. Giovanni Bana, 83 anni, grande avvocato e gran signore, venti giorni fa aveva condiviso un messaggio con il solito coraggio: «Nervi saldi, non dobbiamo aver paura». Sabato mattina sotto il suo nome c’erano sei colonne di necrologi sul Corriere. Giovanni Bertocchi, 82 anni, a Selvino lo chiamavano «Duce». Allusioni politiche zero, aveva solo una passione dittatoriale per il Milan: l’altro virus, più feroce e più crudele, se l’è portato via. In pochi giorni gli annunci funebri sull’eco di Bergamo hanno raggiunto le 12 pagine. Quello per il pensionato Mario Riva, ottantenne, è uno dei pochi uscito dalla ritualità. I familiari si dicono «sconvolti dall’assalto di un
Il dolore
«Eravamo sposati da 64 anni, come si fa a rinunciare a un abbraccio, una messa»
male oscuro che imperversa senza pietà». È così: per gli anziani in questi giorni infiniti non c’è misericordia.
Nei paesi poi ci si conosce tutti, la piazza, il bar, la chiesa, il dottore... A Codogno tutti volevano bene al commendator Umberto Falchetti, 86 anni di energia e vitalità. Girava con le auto d’epoca, era il titolare della Mta, seicento dipendenti, otto filiali all’estero, unica fabbrica della zona rossa autorizzata ad aprire dopo l’allarme coronavirus. È morto da solo all’ospedale di Cremona. Il fratello l’ha soltanto pettinato un po’. Quando il carro funebre è passato davanti alla fabbrica ai suoi dipendenti è stato concesso un saluto virtuale.
Si dice anziani fragili, con malattie concomitanti. Ma Ottavio Pettenati, 83 anni portati con eleganza, farmacista storico di piazza Libertà a Cremona, non era così. Sabato sera è riuscito a salutare via Skype la figlia Francesca e il nipote Nicola. Poi via anche lui, senza messa e senza corteo. La moglie è ricoverata in un reparto Covid. La statistica è impietosa con gli anziani. A Gropello Cairoli i coniugi Gorini, lui 82 e lei 84 anni, se ne sono andati senza un saluto, divisi anche nel ricovero al reparto Malattie infettive di Pavia. La figlia, isolata nella sua casa, ha dettato il necrologio alla Provincia Pavese.
Qualcuno ha detto che ci vorrebbe un memoriale per trasformare questo tempo perduto in un tempo ritrovato. L’addio di Mario Cristalli, classe 1917, a Piacenza, ha lasciato un vuoto. Era l’ultimo deportato dai lager, il testimone degli orrori della guerra. Nonostante l’età, mai mancato un’elezione, hanno scritto su Libertà, il quotidiano che ha dovuto aumentare la foliazione per far spazio ai necrologi. Poi c’è chi non ha avuto nemmeno un fiore al cimitero. Don Giovanni Boselli, 87 anni, prete per cinquant’anni del santuario piacentino della Madonna del Pilastro, è stato portato via quattro giorni dopo la morte del fratello gemello, di cinque anni più vecchio. Stessa diagnosi: coronavirus. I preti anziani, in questa tragedia, muoiono ancora più soli.