«Pallidi ma incoraggianti questi segnali di discesa Devono però consolidarsi»
Il matematico delle malattie infettive: una guerra lunga
ROMA «I segnali di discesa sono davvero pallidi, ma le misure per contenere l’epidemia sono state poderose, sebbene dilazionate nel tempo. Ora finalmente c’è il lockdown. Se vedremo un drastico calo nei prossimi 7-8 giorni saremo fortunati». Pietro Manfredi insegna all’università di Pisa, è modellista matematico delle malattie infettive.
«Bisogna fare una premessa. I dati messi a disposizione dalla Protezione civile non sono molto dettagliati quindi le informazioni che riceviamo non sono di facile interpretazione».
Significa che non bisogna illudersi e la decrescita potrebbe essere un segnale illusorio?
«Al contrario. Dobbiamo essere fiduciosi e credere che questi piccoli, timidi cambiamenti diventino ancora più accentuati nei prossimi giorni quando davvero potremo cominciare a credere di uscirne fuori. D’altra parte con i tempi ci siamo».
Gli effetti delle misure
Ora c’è il lockdown. Se ci sarà una netta caduta nei prossimi 7-8 giorni saremo fortunati
Quali tempi?
«Le misure messe in campo sono molto efficaci ma non lo sono diventate davvero dal 5 marzo, data di chiusura delle scuole. Questo provvedimento ha tagliato soltanto una parte dei contatti a rischio. Il primo colpo all’epidemia è stato dato col secondo e terzo decreto, attorno al 12 e 19 marzo, col taglio degli altri contatti, ulteriore botta il 22. Il vero lockdown è adesso. Questa azione scaglionata ha fatto sì che l’intensità dei provvedimenti sia stata progressiva ed ha spostato in avanti l’orologio. Quindi ci saremmo dovuti aspettare gli iniziali risultati non prima di 10-12 giorni, il tempo che passa dal contagio al contatto dei casi col sistema sanitario. Ci siamo. È il momento di cominciare a raccogliere. Noi italiani mettiamocela tutta. Ecco perché parlo di pallide evidenze».
Pallide e basta?
«Pallide e incoraggianti proprio perché supportate da misure robuste che però si realizzano completamente solo ora. I casi per scendere devono rallentare e c’è da augurarsi che stiamo attraversando questa fase».
In un articolo pubblicato su «Scienzainrete» scritto con Giampaolo Scalia e Stefania Salmaso, vi chiedete anche che succederà dopo, quando l’epidemia finirà.
«Tracciamo uno scenario ragionevole. Le misure avranno effetto, l’epidemia rallenterà, raggiungerà il suo picco e poi si concluderà. Quasi. A quel punto sarà stata vinta una battaglia ma non la guerra, perché gran parte della popolazione sarà ancora suscettibile al virus e quindi al rischio di future reintroduzioni. Dunque bisognerà mantenere alta la sorveglianza per identificare i casi e fermare le ulteriori catene di trasmissione oltre a mettere in campo nuove misure».