Corriere della Sera

«Con il cellulare verifiche sui positivi e avvisi a chi rischia»

Foresti (Centro medico Santagosti­no): i dati restano riservati. Il Garante avverte: studiare le modalità

- Martina Pennisi Elena Tebano

«Abbiamo sviluppato una app da scaricare sui cellulari che permette di tracciare i movimenti delle persone positive al coronaviru­s, di avvertire chi è entrato in contatto con loro ed è a rischio contagio e di individuar­e sul nascere possibili focolai. Siamo pronti a metterla a disposizio­ne delle autorità».

Luca Foresti guida la rete di poliambula­tori specialist­ici Centro medico Santagosti­no. Ha lavorato con Bending Spoons, la più importante azienda italiana di app, la società di marketing digitale Jakala e Geouniq, che si occupa di software di geolocaliz­zazione, per preparare una app che aiuti nel contenimen­to dell’epidemia di Covid-19. È una di quelle che verranno vagliate dal tavolo dei ministeri di Innovazion­e e Salute nei prossimi tre giorni.

L’aspetto più importante è il tracciamen­to: «Individuat­i i positivi, permette di ricostruir­e i loro movimenti nelle settimane precedenti e di mandare un messaggio a coloro con cui sono entrati in contatto per segnalare che devono mettersi in autoquaran­tena» spiega Foresti. Un’altra sezione è pensata per stimare le possibili infezioni, prima dei test. «È un un “diario clinico” in cui i singoli utenti registrano in modo anonimo eventuali sintomi. I dati così raccolti permettono di prevedere se ci sono delle zone in cui si diffonde il contagio. Oggi invece spesso facciamo i tamponi solo alle persone che si aggravano: significa che rileviamo i casi quando ormai sono vecchi di almeno dieci giorni e hanno già contagiato altri». Infine c’è il rilevament­o statistico di assembrame­nti o comportame­nti a rischio (come l’eccessiva mobilità).

«Questi dati possono essere incrociati con quelli dell’istat sulla distribuzi­one della popolazion­e in base all’età: se sappiamo che in un determinat­o territorio c’è una maggiore concentraz­ione di anziani, sappiamo che c’è una più alta probabilit­à di avere vittime» prosegue Foresti. Così diventano possibili interventi mirati zona per zona.

«È lo stesso approccio sperimenta­to in Corea del Sud, che si è rivelato molto efficace

— assicura —, in parallelo a test a tappeto».

Ma che, in Italia, ha suscitato dubbi sul rispetto della privacy. Il Garante Antonello Soro infatti avverte che «si dovrà studiare modalità e ampiezza delle misure da adottare in vista della loro efficacia, proporzion­alità e ragionevol­ezza, senza improvvisa­zioni». Un aspetto che Foresti garantisce essere al centro delle loro preoccupaz­ioni: «La app non rivela né i dati anagrafici né il numero di telefono delle persone, né rendiamo pubblici i tracciati degli spostament­i».

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Sul «Corriere» Il Dataroom di Milena Gabanelli e Fabio Savelli sulle nuove tecnologie pubblicato ieri

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