Corriere della Sera

«I 25 miliardi? Solo un inizio Serve una cura da cavallo, è fermo il cuore produttivo»

Luca Zaia, presidente della Regione Veneto: se scrivesser­o i decreti con noi sarebbero più incisivi non lo dico per polemica, ma con spirito collaborat­ivo

- Di Marco Cremonesi (Ansa)

«Dove sono finiti i fondamenta­listi del trattato di Schengen? Adesso le frontiere le hanno chiuse gli altri, uno per uno. E l’ue dov’è?». Luca Zaia è amareggiat­o: «Non c’è regia, non il minimo coordiname­nto sanitario...». Il governator­e veneto è riuscito a arginare il focolaio di Vo’ Euganeo ma di certo non ha voglia di sorridere: «Siamo in guerra, e tutti i conteggi si fanno alla fine della guerra».

È arrabbiato perché l’olanda e la Germania hanno fatto sapere che non si parla di aiuti fuori dal Mes?

«Il governo ha stanziato 25 miliardi con il “Cura Italia”, ma ci vorrà una seconda fase: quella della cura da cavallo. Va bene che l’ue ha detto che si deroga al patto di stabilità, ma quello ero lo scenario dei tempi di pace, non quello dei tempi di guerra. O non ci si vuole riconoscer­e nulla?».

Riconoscer­e?

«Mi faccia premettere: io sono europeista. Ma se si perde la solidariet­à, è finita davvero. Non vogliamo tenere conto del fatto che i modelli contro la pandemia li abbiamo testati noi come Paese? Prima si studiava Wuhan, ora c’è un modello occidental­e a cui guardare e sulla stampa estera ce lo riconoscon­o tutti i giorni. Quello è stato un aiuto per tutta l’ue, no? Le nostre indicazion­i non serviranno a tutti? Siamo stati in prima fila nell’affrontare l’immigrazio­ne, i trattati in chiave francotede­sca ci hanno sempre penalizzat­i, ora il nostro cuore

Chi è

● Luca Zaia è nato 51 anni fa a Conegliano (Treviso). Dal 7 aprile 2010 ricopre il ruolo di presidente della Regione Veneto

● Nel 1993 Zaia è stato eletto consiglier­e comunale di Godega Sant’urbano (Treviso) nelle liste della Lega Nord. È stato presidente della provincia di Treviso dal 1998 al 2005 e vicepresid­ente della giunta regionale del Veneto tra il 2005 e il 2008

● A livello nazionale è stato ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali dal maggio 2008 all’aprile 2010, nel quarto governo Berlusconi produttivo è in ginocchio e nessuno lo vuole sentire?».

Il governo ha agito bene?

«Non è il momento delle polemiche. Unica cosa, il decreto del presidente del Consiglio lascia la gestione delle deroghe alle prefetture... Insomma,

quella del Dpcm non è una chiusura totale. Forse quella è raggiungib­ile solo in senso astratto, ma è pur vero che, fatte salve le filiere che devono restare aperte, su molti altri fronti c’è parecchia libertà d’interpreta­zione. E poi, io capisco l’emergenza, non sono un burocrate: ma certi decreti andrebbero scritti con le Regioni, lo dico con spirito di collaboraz­ione. Sarebbero più incisivi».

E la comunità scientific­a? Non le è parsa, per così dire,

Al vertice Luca Zaia, governator­e del Veneto, negli ambienti della Protezione civile regionale

polifonica?

«Penso che la comunità scientific­a sia assolutame­nte autorevole. Però, certo: siamo passati da una semplice influenza a una pandemia, dalla mascherina che non serve a niente alla mascherina che è fondamenta­le. Oggi, se qualcuno ce lo venisse a chiedere lo possiamo dire: ci vogliono i tamponi, la mascherine e i respirator­i meccanici. Eravamo attrezzati? Io penso che nel futuro sempre più noi misureremo le potenze da questo: quanto sono preparati gli Stati ad affrontare emergenze di questo genere? Quanto sono attrezzati i magazzini?».

L’europa

«Gli altri chiudono le frontiere e l’ue dov’e? Non c’è regia, né coordiname­nto»

Quanto?

«Veda lei. Peraltro pensi che le mascherine, per esempio, sono produzioni povere e magari diseconomi­che. Ma questa è l’industria bellica che fa vincere la guerra al virus. Il punto è: non sapevamo tante cose. Le faccio un esempio: i malati di Covid sono

Mascherine

«Sono produzioni magari diseconomi­che, ma è l’industria bellica per la guerra al virus»

grandi utilizzato­ri di ossigeno. Al punto che si congelano le tubazioni che lo trasportan­o. Questo avremmo dovuto sapere, per adeguare gli impianti».

Oggi però una buona notizia c’è: l’aifa ha ammesso, come chiedevate, la sperimenta­zione del farmaco Avigan.

«Sia chiaro: mai dobbiamo illudere i cittadini. Io però resto un inguaribil­e ottimista e credo che ogni strada, ogni opportunit­à, debba essere valutata. L’avigan sarà la soluzione? Io non lo so, ma questo dubbio non può restare. Ne va della vita delle persone e anche della credibilit­à del sistema: in tempo di guerra, non ci possono essere 2.300 valutazion­i. Dall’aifa è venuto un bel segnale. E peraltro, noi stiamo testando altri sei farmaci».

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