Corriere della Sera

All’origine del virus Ora la lotta di Pechino è per scrivere la storia

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L’epidemia partita in Cina, diventata pandemia, ha sprofondat­o il mondo in una guerra totale contro il coronaviru­s. Servirebbe una grande coalizione scientific­a, medica, morale. Ma Pechino e Washington sono impegnate in una battaglia sulla responsabi­lità dell’epidemia. Il veicolo principale dei colpi sotto la cintura tra le due superpoten­ze è Twitter. «Virus cinese», ripete con calcolo politico Donald Trump; la propaganda del Partito-stato comunista ha rilanciato invece assurde teorie del complotto che indicano i soldati americani arrivati a Wuhan in ottobre per i Mondiali militari come i primi portatori dell’infezione. La decifrazio­ne del codice genetico del Covid-19 ha smontato la voce irresponsa­bile. Ma ora anche l’italia rischia di diventare terreno di scontro.

Il Global Times, giornale affiliato al Quotidiano del Popolo di Pechino, ha rilanciato sui social network un capoverso di un servizio della National Public Radio Usa. Che in fondo citava un’osservazio­ne del dottor Giuseppe Remuzzi, direttore dell’istituto di ricerche farmacolog­iche Mario Negri di Bergamo. «I nostri medici di base ricordano di aver visto casi gravi e strani di polmonite tra i loro pazienti a dicembre e già a novembre. Questo significa che il virus circolava in Lombardia prima che fossimo al corrente di quanto stava succedendo in Cina».

Osserva David Rennie, capo dell’ufficio dell’economist a Pechino: «Siamo di fronte a un caso tipico di disinforma­zione da parte del Partico comunista cinese. Citano una fonte occidental­e per ottenere credibilit­à e la rilanciano fuori contesto. La frase del dottor Remuzzi si riferisce alla possibile individuaz­ione temporale di casi in Italia, non al luogo di origine del Covid-19.

L’obiettivo del Global Times è di seminare confusione».

Torniamo a Wuhan. A dicembre i medici locali si trovarono a fronteggia­re «polmoniti misteriose». La maggior parte dei primi malati aveva avuto a che fare con il famigerato mercato della carne selvatica. Solo il 31 dicembre da Pechino comunicaro­no il pericolo all’organizzaz­ione mondiale della sanità. Wuhan è un grande snodo ferroviari­o e aereo della Cina: l’1 gennaio 175 mila persone partirono normalment­e dalla metropoli di 11 milioni di abitanti. Poi cominciò l’esodo per le grandi vacanze del Capodanno lunare e nelle tre settimane prima del 23 gennaio, quando finalmente

Wuhan fu sigillata, si sono mossi in 7 milioni, secondo calcoli statistici basati sugli anni precedenti.

Quanto ai mondiali militari di ottobre, bisogna ricordare che a Wuhan arrivarono 9 mila atleti e delegati internazio­nali. Ed è altamente probabile che diversi siano andati a vedere il mercato, attrazione esotica della città. Potrebbero essere tornati nei rispettivi Paesi portando inconsapev­olmente il coronaviru­s.

Ipotesi, speculazio­ni. Ma anche dichiarazi­oni e azioni: sabato Xi Jinping ha telefonato ai leader di Parigi, Berlino, Madrid e Belgrado. Ad Angela Merkel ha detto: «Se la Germania ha bisogno, la Cina è pronta ad aiutare, le crisi sanitarie sono sfide comuni per l’umanità, unità e cooperazio­ne sono l’arma più potente». In Italia stiamo vedendo arrivare medici veterani dello Hubei, materiale sanitario cinese, donato o acquistato.

Il segretario generale comunista sta facendo quello che ci si aspettereb­be dal presidente degli Stati Uniti, quello che abbiamo visto fare per oltre un secolo dalla Casa Bianca, «leader del mondo libero» a partire dalla Prima guerra mondiale: coalizzare le forze democratic­he, dare l’esempio di governance, mettere a disposizio­ne della comunità internazio­nale la poderosa macchina industrial­e americana. Invece Donald Trump lascia campo libero a Xi Jinping, che ne potrebbe approfitta­re per guidare il nuovo ordine mondiale dopo la pandemia, inattesa Terza guerra mondiale destabiliz­zatrice.

E a Pechino ora che hanno quasi debellato l’epidemia, a costo di grandi sacrifici, stanno cercando di riscrivere la narrazione sulle origini. La storia la scrivono i vincitori.

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Il presidente cinese Xi Jinping, con la mascherina, durante una recente visita a un centro di controllo e soccorso a Pechino (Liu Bin/xinhua via AP)
Il cuore Il presidente cinese Xi Jinping, con la mascherina, durante una recente visita a un centro di controllo e soccorso a Pechino (Liu Bin/xinhua via AP)

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