Corriere della Sera

LE STORIE Le vite, le passioni e i sogni spezzati dal virus

Dal cappellano al dottore che studiava le infezioni, dal giovane emigrato al talento autodidatt­a I drammi personali e le ferite profonde nelle comunità Il fornaio-pittore «I colori e le tele sono come il pane»

- Alessandro Fulloni

La quotidiani­tà

La notte al lavoro, il sabato a dipingere Le sue opere esposte a New York e Pechino

Pittore autodidatt­a di talento e panettiere. Mario Giudici, 71 anni, di Sovere, nella Bergamasca, sposato con Mirella, due figli, Luca e Daniele, fino al giorno prima di ammalarsi di coronaviru­s aveva lavorato nel suo forno. Giudici era insieme artigiano, artista e uomo di cultura. Per anni ha frequentat­o i corsi serali di filosofia all’università San Raffaele di Milano e dipingeva per passione. L’ultima mostra (aveva esposto anche all’estero, New York, Berlino, Pechino) l’aveva inaugurata il 30 ottobre scorso. Opere presentate da Massimo Cacciari, che aveva conosciuto ascoltando le sue lezioni, e la direttrice dell’accademia Carrara Maria Cristina Rodeschini. «Dipingo da quando ero bambino, a 7 anni mi son trovato in mano una scatola di colori, dono di uno zio», aveva raccontato Giudici in un’intervista al Corriere in cui accostava l’arte al suo mestiere: «Certe consistenz­e cromatiche ora leggere come rosette vuote, ora pesanti come certi pani di densa mollica...». E poi la giornata-tipo: «Sveglia all’alba, poi il forno , poi le consegne». L’appuntamen­to con la pittura, «sacro», era al «sabato notte perché al sabato notte il pane non si fa». Dipingeva le terre contadine della Bergamasca e i volti di papa Roncalli. Ricoverato il 19 marzo all’ospedale di Endine, il fornaio-pittore è morto il 22.

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Artista Mario Giudici

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