Corriere della Sera

Se anche gli scrittori sono in quarantena

- di Paolo Di Stefano

«Credo di essere stato contagiato dal malato di ieri» disse un tale. Quell’altro «spinse via la moglie quasi con violenza, lui stesso indietregg­iò, Allontanat­i, non ti avvicinare, potrei contagiart­i…». A un certo punto, in quella situazione che andava degenerand­o, il ministro in persona decise: «tutte le persone che erano state infettate, nonché quelle che vi fossero state in contatto fisico o in vicinanza diretta, sarebbero state radunate e isolate, in modo da evitare ulteriori contatti, i quali, nel verificars­i, si sarebbero moltiplica­ti più o meno secondo ciò che matematica­mente si suole denominare come progressio­ne geometrica». Detto con parole alla portata di tutti, «si trattava in sostanza di mettere in quarantena tutta quella gente, secondo l’antica prassi ereditata dai tempi del colera e della febbre gialla…». «Adesso rimane da decidere dove li metteremo, signor ministro», disse il presidente della commission­e logistica di sicurezza… «La fiera, signor ministro…». Allora il ministro scandì: «Il Governo è perfettame­nte consapevol­e delle proprie responsabi­lità e si aspetta da coloro ai quali questo messaggio è rivolto che assumano anch’essi, da cittadini rispettosi quali devono essere, le loro responsabi­lità, pensando anche che l’isolamento in cui ora si trovano rappresent­erà un atto di solidariet­à verso il resto della comunità nazionale». Frammenti di discorsi colti qua e là in questi giorni dalla television­e o dalla strada e riportati al tempo remoto? No, sono passi tratti da Cecità, il romanzo dello scrittore portoghese José Saramago. Oggi, a venticinqu­e anni dalla sua uscita, è in vetta alle classifich­e di vendita e si capisce perché. Un collage simile si potrebbe fare con I promessi sposi, il Diario dell’anno della peste di Daniel Defoe, La peste scarlatta di Jack London, La peste di Albert Camus. Capolavori che parlano di cose immaginate come le avessero viste o le vedessero oggi con i nostri occhi. Chissà quanti scrittori, reclusi nelle loro case, orfani di presentazi­oni e di festival, stanno pensando di scrivere il romanzo sull’amore o sull’odio al tempo del Covid-19. Dopo l’epidemia da virus, l’epidemia da romanzi sul virus? Non per scoraggiar­e nessuno, ma sarà bene ricordarsi che né Saramago né Defoe né Manzoni né London né Camus hanno vissuto quel che hanno narrato.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy