La festa nazionale I commenti dei lettori
A proposito della risposta «Perché il 17 marzo non è il 14 luglio»), la realtà italiana è che siamo forse l’unico Paese al mondo che non ha (non ha più) una festa nazionale. Il 25 aprile ricorda una quasi guerra civile che coinvolse solo una parte del Paese e che coincide con la sconfitta del nostro Paese nella II guerra mondiale. Singole azioni partigiane, o brutte pagine scritte da ambo le parti, non consentono di farne il simbolo della nazione. Il 17 marzo è ignoto alla maggioranza degli italiani. Eppure abbiamo avuto per cinquant’anni la festa del 4 novembre che, al di là delle polemiche fra specialisti sulla guerra e sulla sua conduzione, è pur sempre l’anniversario della Vittoria e della riunificazione dell’italia con Trento e Trieste. E comunque il Paese si era abituato a questa ricorrenza, abolita per i motivi ben noti, da squallidi governanti, imbelli in senso letterale e in senso traslato.
Francesco Milazzo, Milano
Si potrebbe cominciare a proclamare il 17 marzo, giorno di festa nazionale a partire dal 2021, nella ricorrenza dei 160 anni. Per amare il Risorgimento, fatto decisivo del nostro Ottocento, bisogna conoscerlo nei suoi molteplici aspetti. Andrebbe meglio valorizzato nelle nostre scuole, dove lo spazio ad esso riservato si è andato sempre più riducendo. A parte i venetisti e i neoborbonici che non vogliono fare i conti con la storia il senso di appartenenza all’italia è profondo. Il coronavirus, pur mettendoci a dura prova, rafforzerà l’orgoglio di sentirsi italiani.
Domenico Mattia Testa
A dire il vero avevamo una festa nazionale che univa tutti gli italiani al di sopra di tutte le parti: il 4 novembre, fine della grande guerra e del compimento dell’unità nazionale. Stupidamente fu abolita anni addietro; sarebbe ora di ripristinarla.
Silvio Ceccarelli
Ora si avvicina la festa della Liberazione, il 25 aprile, ma «sognando» spero che il Paese si riunisca tutto, per la prima volta, attorno al Tricolore. Quale migliore occasione, considerato il momento che stiamo vivendo, di abbandonare gli steccati anacronistici?
Emanuele Ferrera