Tokyo vota il rinvio ma nel 2020 Australia e Canada si oppongono
Il parlamento giapponese fa un assist al Cio: in queste ore vota il rinvio dell’olimpiade, ma sempre nel 2020. Una svolta politica. Archiviato il 21 agosto, Giappone e Cio proseguono a braccetto per trovare una data tra il 21 agosto, prevista per la Paralimpiade, e ottobre, scadenza che fa pensare tanto a Tokyo 1964. Sono i due piani in mano al Cio e al comitato organizzatore giapponese. Per ora non si considera lo slittamento al 2021, una stagione quasi impraticabile, ma nemmeno al 2022, annata più facile. La strategia è persino semplice: analizzare bene la situazione, coordinandosi con l’oms, seguire l’evoluzione del coronavirus, pedinarlo quasi e, a nemico sconfitto, preparare la programmazione olimpica. Da tenere a bada il fronte del no ai Giochi, che ieri si è rafforzato, con Australia, Canada e Svizzera. Il
Comitato olimpico canadese fa sapere che non parteciperà ai Giochi se questi si dovessero tenere nel 2020, chiedendo al Cio di rinviarli al 2021. Quello australiano va oltre, ha già detto ai suoi atleti di prepararsi per un’edizione dei Giochi di Tokyo che si terrà nel 2021. Sulla stessa lunghezza d’onda il comitato svizzero. Sebastian Coe, alla guida dell’atletica mondiale, immenso campione del passato, boccia sia le date di luglio sia di agosto, ma lascia una porta aperta per ottobre. Ha detto la sua anche Dick Pound, canadese, membro storico del Cio, secondo lui l’olimpiade sarà rinviata al 2021. Il Cio, infastidito, ha rilevato che si tratta di una libera interpretazione di Pound. Basta aspettare.